I locali delle strutture veterinarie, ove possibile, possono essere assimilati ai locali ad uso medico come indicato all’articolo 710.1.1 della Norma CEI 64-8 (Senza variazioni nella nuova CEI 64-8 VII Edizione – 2012) “la stessa Norma può essere usata, in quanto praticamente applicabile, anche per cliniche ed ambulatori veterinari”.
Anche la Variante I della Guida CEI 64-56, “ Edilizia ad uso residenziale e terziario – Guida per l’integrazione degli impianti elettrici utilizzatori e per la predisposizione di impianti ausiliari, telefonici e di trasmissione dati negli edifici – Criteri particolari per locali ad uso medico” dopo la collaborazione fra il comitato CT64 del CEI e l’ Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani ( ANMVI ) riporta quanto sopra.
La variante stabilisce alcuni criteri utili alla classificazione dei locali ad uso medico-veterinario. E’ lasciata comunque al medico veterinario responsabile della struttura, in base alla discrezionalità riconosciuta al Direttore Sanitario, la libertà di scelta fra un gruppo o l’altro.
Le strutture veterinarie prese in considerazione dalla guida sono state individuate fra quelle stabilite dall’Accordo Ministero della Salute, Regioni e Province Autonome del 26 Novembre 2003: ‘Definizione dei requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi richiesti per l’erogazione delle prestazioni veterinarie da parte delle strutture pubbliche e private”.
Sono state identificate quattro tipologie di strutture:
1) Studio veterinario esercitato in forma sia singola che associata,
2) Ambulatorio Veterinario esercitato in forma sia singola che associata,
3) Clinica Veterinaria – Casa di cura veterinaria,
4) Ospedale veterinario.
Le prescrizioni non si applicano ai laboratori veterinari di analisi (Ultima categoria individuata dalla circolare 26/11/03).
Conferenza Stato Regioni del 26 Novembre 2003 c/o la Presidenza del Consiglio dei Ministri
Articolo 1- Classificazione delle Strutture Veterinarie
1. E’ rimessa alle Regioni la classificazione delle strutture veterinarie pubbliche e private in relazione alle seguenti tipologie:
1) Studio veterinario esercitato in forma sia singola che associata,
2) Ambulatorio Veterinario esercitato in forma sia singola che associata,
3) Clinica Veterinaria – Casa di cura veterinaria,
4) Ospedale veterinario,
5) Laboratorio veterinario di analisi.
2. Le strutture di cui al comma 1, assoggettate al rispetto delle norme generali e speciali in materia di igiene nonché alle norme sul benessere animale con riguardo alle esigenze delle specie trattate, sono così individuate:
a) Per studio veterinario si intende la struttura ove il medico veterinario, generico o specialista, esplica la sua attività professionale in forma privata e personale.
Qualora due o più medici veterinari, generici o specialisti, esplicano la loro attività professionale in forma privata ed indipendente, pur condividendo ambienti comuni, lo studio veterinario assume la denominazione di studio veterinario associato. Nel caso di accesso degli animali tali strutture sono sottoposte ad autorizzazione sanitaria.
b) Per ambulatorio veterinario si intende la struttura avente individualità ed organizzazione propria ed autonoma in cui vengono fornite prestazioni professionali, con l’accesso di animali, da uno o più medici veterinari, generici o specialisti, senza ricovero di animali oltre a quello giornaliero.
Qualora nell’ambulatorio operino più di un medico veterinario o il titolare della struttura non sia medico veterinario, occorrerà nominare un direttore sanitario medico veterinario.
c) Per clinica veterinaria – casa di cura veterinaria si intende la struttura veterinaria avente individualità ed organizzazione proprie ed autonome in cui vengono fornite prestazioni professionali da più medici veterinari generici o specialisti e nella quale è prevista la degenza di animali oltre a quella giornaliera; la clinica
veterinaria – casa di cura veterinaria individua un direttore sanitario medico veterinario. La clinica veterinaria – casa di cura veterinaria deve poter fornire un’assistenza medico – chirurgica di base e/o di tipo specialistico.
d) Per ospedale veterinario si intende la struttura veterinaria avente individualità ed organizzazione proprie ed autonome in cui vengono fornite prestazioni professionali da più medici veterinari generici o specialisti e nella quale è prevista la degenza di animali oltre a quella giornaliera, il servizio di pronto soccorso sull’arco delle 24 ore con presenza continuativa nella struttura di almeno un medico veterinario, i servizi di diagnostica di laboratorio.
L’ospedale veterinario è dotato di direttore sanitario medico veterinario.
e) Per laboratorio veterinario di analisi si intende una struttura veterinaria dove si possono eseguire, per conto di terzi e con richiesta veterinaria, indagini diagnostiche strumentali di carattere fisico, chimico, immunologico, virologico, microbiologico, citologico ed istologico su liquidi e/o materiali biologici animali con rilascio di relativi referti.
Nel laboratorio di analisi non è consentito alcun tipo di attività clinica o chirurgica su animali.
Classificazione dei locali
I locali ad uso medico-veterinario sono generalmente alimentati dalla rete di distribuzione pubblica attraverso un sistema di tipo TT. Il coordinamento tra impianto di terra e dispositivi di protezione differenziale si realizza in questo caso con la seguente:
Idn * Rt < 25 V
La norma individua tre gruppi di locali ad uso medico: 0,1, e 2.
Nei locali del gruppo 0 non si utilizzano apparecchi elettromedicali con parti applicate.
Nei locali del gruppo 1 si utilizzano apparecchi elettromedicali con parti applicate esternamente o invasivamente entro qualsiasi parte del corpo, esclusa la zona cardiaca.
Nei locali del gruppo 2 si opera con apparecchi elettromedicali con parti applicate per interventi intracardiaci oppure si impegano apparecchiature dalle quali dipende la sopravvivenza del paziente.
Locali ad uso medico-veterinario di gruppo 0
Sono a tutti gli effetti impianti elettrici in ambienti ordinari. Nei locali di gruppo 0 non si utilizzano apparecchi elettromedicali con parti applicate al paziente (ad esempio il locale visita dove le prestazioni medico-veterinarie non necessitano di strumentazioni elettriche applicate al paziente) e si tratta quindi di ambienti a basso rischio elettrico.
Non esistono particolari accorgimenti da adottare e quindi agli impianti si applicano le norme elettriche generali. In questi locali è raccomandato un impianto di illuminazione di sicurezza o di riserva che può essere ottenuto anche mediante semplici lampade autoalimentate.
Locali ad uso medico-veterinario di gruppo 1
Diversa, rispetto a quelli del gruppo 0, è la cura da dedicare a questo tipo di ambienti nei quali risulta necessario adottare alcuni specifici accorgimenti impiantistici.
Nei locali di gruppo 1 il paziente-animale viene sottoposto a diagnosi e/o trattamenti con l’ausilio di apparecchi elettromedicali con parti applicate.
E’ utile ricordare che un apparecchio elettromedicale è definito dalle Norme come un “Apparecchio elettrico munito di non più di una connessione ad una particolare rete di alimentazione destinato alla diagnosi, al trattamento o alla sorveglianza del paziente sotto la supervisione di un medico, e che entra in contatto fisico o elettrico col paziente e/o trasferisce energia verso o dal paziente e/o rivela un determinato trasferimento di energia verso o dal paziente”.
In questi locali si possono praticare anche interventi chirurgici in anestesia generale ma si ritiene, come detto, generalmente trascurabile il rischio di microshock.
Nei locali di gruppo 1 è sempre comunque possibile da parte del veterinario responsabile, anche se non espressamente richiesto, decidere di utilizzare un sistema di alimentazione di tipo IT-M (art. 710.413.1.5 – Norma CEI 64-8) che solitamente viene installato nei locali del gruppo 2.
L’alimentazione tramite trasformatore d’isolamento, oltre a garantire la continuità del servizio in caso di primo guasto a terra, limita le correnti di dispersione delle apparecchiature elettromedicali aumentando la sicurezza del paziente.
Nei locali di questo gruppo è consigliabile prevedere un’alimentazione di sicurezza per le apparecchiature elettromedicali utilizzate, almeno per la lampada scialitica.
Locali ad uso medico-veterinario di gruppo 2
Se per alcune prestazioni chirurgiche non può più essere trascurato il rischio di microshock o se la mancanza di alimentazione può comportare pericolo per la vita del paziente, è raccomandabile comunque adottare anche per i locali veterinari provvedimenti analoghi a quelli previsti per i locali ad uso medico di gruppo 2.
Come realizzare l’impianto
Alla base dell’edificio devono essere previsti i collegamenti equipotenziali principali (EQP) e nei locali del gruppo 1 è sempre necessario effettuare i collegamenti equipotenziali supplementari (EQS).
All’interno del locale deve essere approntato un nodo equipotenziale al quale devono essere connesse tutte le masse a portata di mano e le masse estranee poste ad un’altezza inferiore a 2,5 m dal piano di calpestio.
Le masse estranee sono elementi metallici, non facenti parte dell’impianto elettrico, in grado di introdurre il potenziale di terra (tubazione idrica, tubi dei termosifoni, del gas, condotte dell’aria, ferri del cemento armato, ecc..) o altro potenziale (ad esempio una finestra metallica comune ad altri ambienti che si estende al di fuori del locale).
Anche le masse che non possono in alcun modo venire a portata di mano (installate ad un’altezza superiore a 2,5 m dal piano di calpestio) devono essere collegate a terra ma non necessariamente al nodo equipotenziale. Le masse costituite dagli apparecchi elettrici utilizzati all’interno del locale e i morsetti di terra delle prese, alle quali potrebbero essere collegati gli apparecchi elettromedicali, devono essere collegati al nodo equipotenziale tramite un conduttore di protezione.
La “Zona paziente”
Qualsiasi volume del locale in cui un paziente sotto trattamento con parti applicate può venire in contatto intenzionale, o non intenzionale, con apparecchi elettromedicali o con masse estranee, direttamente o per mezzo di altre persone in contatto con tali elementi, è definito dalle Norme zona paziente (in questo caso paziente-animale).
All’interno della zona paziente le masse estranee e le masse devono far capo ad un nodo equipotenziale comune.
Si intendono interne alla zona paziente tutte le masse e le masse estranee che si trovano in verticale a meno di 2,5 m dal pavimento o, in orizzontale, a meno di 1,5 m dal paziente.
Nel definire la zona paziente si devono considerare anche le eventuali diverse posizioni che il paziente, quando è in contatto con apparecchi alimentati dalla rete, potrebbe assumere se fosse spostato dal posto originario.
ing. Giovanni Carboni
Progettista