Le esigenze di sviluppo infrastrutturale possono e debbono conciliarsi con quelle della sicurezza dell’ambiente. E anzi, tanto più le aziende sapranno essere ambientalmente sostenibili, tanto maggiore sarà la crescita anche economica delle imprese, con importanti e positive ricadute per la società.
Questo il messaggio principale del convegno organizzato da Terna, nel corso del quale sono state presentate “Le nuove regole per la sicurezza dell’ambiente”. All’evento, svoltosi a Roma, oltre alla Presidente, Catia Bastioli, all’Amministratore Delegato, Matteo Del Fante, e al Capo Divisione Corporate Affairs, Giuseppe Lasco, hanno partecipato il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, il Presidente ANCI, Piero Fassino, Il Presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, Simona Bonafè, membro della Commissione UE Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare, l’Amministratore Delegato dell’Istituto Piepoli, Nicola Piepoli.
Uno stimolo al confronto è venuto dai risultati di un’indagine dell’Istituto Piepoli sui vari aspetti della sicurezza ambientale. Indagine da cui sono emersi, quali dati salienti, che ben il 61% delle aziende intervistate giudica positivo per il proprio sviluppo un innalzamento degli standard ambientali da perseguire; dall’altro, che il 76% delle imprese valuta come una grande opportunità per lo sviluppo mettere l’ambiente al centro dell’economia.
Il dibattito si è quindi concentrato sulla sfida che le aziende dovranno affrontare nei prossimi anni: trovare un nuovo punto di equilibro tra crescita economica e salvaguardia dell’ambiente. Una sfida che per Terna, forte della sua esperienza sul campo, è possibile vincere con una strategia in grado di integrare, in una visione d’insieme, attività spesso considerate a “compartimenti stagni”, e che invece devono camminare insieme.
E’ il modello, che Terna è stata tra le prime ad adottare in Italia, di “sicurezza integrata” in cui i vari ambiti (informatico, ambientale, del lavoro, del sistema elettrico) sono in completa sinergia.
Più in dettaglio, sono 7 le nuove regole, illustrate nel corso del suo intervento da Giuseppe Lasco, che Terna ha inteso proporre e condividere con le Istituzioni e le imprese.
Innanzitutto, occorre ribaltare la prospettiva che vedeva competitività e ambiente come fattori antitetici, e considerare invece l’ambiente come una risorsa dell’azienda, da tutelare al pari delle risorse umane e degli asset, in grado di favorire e non ostacolare la competitività. Occorre poi saper guardare a lungo termine, ovvero investire oggi nella tutela dell’ambiente per essere competitivi domani, come dimostra l’esperienza di Terna grazie ad una scelta fatta anni fa a favore dell’ambiente, e che si è tradotta, solo per dire alcuni esempi, nell’eliminazione di 1.700 vecchi tralicci, liberando un’area pari a 2.400 campi di calcio, nell’installazione di 800 sostegni “monostelo”, che hanno un ingombro sul terreno 15 volte inferiore rispetto ai tralicci tradizionali, con un investimento di oltre 80 milioni di euro, nella costruzione di linee elettriche eco-sostenibili – solo le 6 principali già fatte o in corso di realizzazione hanno valore complessivo di 3,5 miliardi di euro. E ancora, la necessità di dotarsi di una governance ambientale, che indichi chiaramente all’interno dell’organizzazione figure e ruoli, meglio ancora se integrata con quella della sicurezza del lavoro.
Quarto, investire nella formazione del personale in materia ambientale. Pur non essendo un obbligo di legge, è quanto mai importante creare una cultura condivisa in tema di protezione dell’ambiente, di cui ciascun dipendente deve sentirsi responsabile in prima persona.
Si tratta quindi di vedere la formazione come un’opportunità per l’azienda che può garantire non solo ritorni economici ma anche, e soprattutto, sociali e di reputazione. Anche su questo fronte Terna ha investito molto, dotandosi di centri di formazione propri e di assoluto livello, dove solo nel 2014 sono state erogate 72.000 ore di formazione dedicate alla sicurezza e all’ambiente.
Non meno importante è il tema della prevenzione.
E’ anzi quanto mai opportuno che le imprese, oltre ad applicare le procedure una volta che si è verificata un’emergenza, si dotino di uno strumento strutturato ed adeguato di risk management ambientale, completamente integrato con gli altri sistemi di risk management, che sia in grado di tenere sotto controllo i potenziali rischi ambientali con un approccio preventivo.
Rientra in tale contesto il “progetto sicurezza integrata dei cantieri”, con l’obiettivo di controllare a 360° durante tutte le sue fasi (progettazione, affidamento lavori, esecuzione), la sicurezza nei 230 cantieri che Terna ha attivi in tutta Italia, per complessivi 2,8 miliardi di euro. Settima e ultima regola, la certificazione ambientale dei fornitori qualificati.
Un approccio virtuoso alle tematiche ambientali non può non coinvolgere i propri fornitori; per questo è importante che ogni azienda si doti di un sistema di qualificazione, di tipo integrato, mediante il quale selezionare le imprese più virtuose e rispettose dell’ambiente, inserendo tra i requisiti necessari la certificazione ambientale.
E’ con questo approccio che ammontano a oltre 400 le imprese qualificate, con più di 20.000 addetti, che oggi lavorano con Terna.
“La responsabilità verso l’ambiente sarà sempre più un fattore di crescita delle imprese – ha commentato Matteo Del Fante – La storia di Terna dimostra che tanto più la sicurezza e la tutela dell’ambiente assumono una valenza strategica nella vita delle aziende, tanto maggiore è la crescita anche economica delle stesse. Serve allora uno sforzo corale, un nuovo patto che coinvolga tutti gli attori, affinché sviluppo infrastrutturale e tutela dell’ambiente vengano percepiti non più come antagonisti ma come le due gambe sui cui far camminare la crescita industriale del Paese.”