Che cosa si intende per “tenuta alla corrente di corto circuito” (corrente di corto circuito nominale Isccr) e come influenza tale parametro la scelta di uno scaricatore?
La Corrente di cortocircuito nominale (Isccr) è la massima corrente di cortocircuito presunta nel punto d’installazione dell’SPD e per la quale l’ SPD deve essere dimensionato congiuntamente con il suo disconnettore (interno o esterno). Moderni SPD integrano la funzione fusible (ff) e in molti casi non necessitano del fusible di backup. Durante la normale operatività di limitatore di sovratensioni, l’SPD presenta un’alta impedenza. Nel caso uno scaricatore di sovratensione raggiunga il suo fine vita in uno stato di bassa impedenza, per esempio a causa di un sovraccarico impulsivo, la risultante corrente di corto circuito deve essere interrotta. Questa interruzione può essere fornita da un disconnettore interno all’SPD o congiuntamente con un disconnettore esterno, per esempio un fusibile. Quando un costruttore fornisce informazioni relative al massimo valore del fusibile di back-up, la sua sostituzione con un altro limitatore di sovracorrente, come per esempio un interruttore modulare (MCB) o un interuttore (CB), deve essere valutata molto attentamente. Queste apparecchiature potrebbero non fornire l’adeguata tenuta all’impulso, specialmente in applicazioni dove sono richiesti SPD di tipo 1 e quote parte della corrente da fulmine devono essere attese. L’uso di altre apparecchiature per la limitazione di sovracorrente utilizzate in alternativa a quelle previste dal costruttore dell’SPD, è sotto la totale responsabilità dell’installatore/quadrista. Inolte, la maggior impedenza interna di tali apparecchiature (MCB o CB) confrontata con quella di un fusibile, può aggiungere una caduta di tensione in occasione di sovratensioni impulsive che peggiora il livello di protezione dell’installazione e degli apparati, vanificando l’uso dell’ SPD. Attualmente sul mercato sono disponibili SPD con disconnettore interno molto performante e con un’elevata tenuta all’energia specifica passante tale per cui in molte situazioni il fusibile di backup, comunemente chiamato prefusibile non è più necessario.
Tratto dal libro “50+ Quesiti reali in materia di fulmini” edito da NT24 con la collaborazione di