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Lo scorso 25 novembre si è tenuta a Milano la Convention FME dal titolo “Oltre l’oggi:ì Intelligenza Artificiale e nuove alleanze di Filiera sull’intelligenza artificiale”. La filiera elettrica italiana, riunita attorno ai presidenti, ai manager e ai produttori più importanti del settore, si è guardata allo specchio – scoprendo un sistema vivo, resiliente, ma attraversato anche da qualche contraddizione. Ci sono ancora tanti passaggi da chiarire e ruoli da riallineare, ma l’arrivo dell’AI non concede più tempo: obbliga tutti a cambiare, insieme. È su questo sfondo che si è imposta la domanda chiave dell’evento: come trasformare l’AI da promessa tecnologica a motore di un nuovo modo di lavorare?

A dare avvio ai lavori è stato Ezio Galli, Presidente FME, che è partito dai dati di vendita (SVE) aggiornati a fine ottobre: +3,45% in totale, declinato in +7,97% dei cavi, +1,97% del fotovoltaico, +2,66% del materiale elettrico. “Dopo anni di apnea da cui proveniamo a seguito dell’ubriacatura del 110%, questo è un respiro”, afferma. “Oggi quello che è necessario chiederci non è se dobbiamo usare l’intelligenza artificiale, ma come dobbiamo usarla”.

A seguire le parole di Galli, l’intervento di Gianluca Dettori, Founder e Presidente Primo Capital, intitolato “Dal vantaggio competitivo alla trasformazione strutturale: l’impatto dell’AI sui modelli aziendali”. Dettori ha descritto l’AI come una svolta epocale, paragonabile all’avvento del web: esiste un mondo prima e un mondo dopo l’intelligenza artificiale. L’evoluzione – dalle prime reti neurali alla futura superintelligenza – procede a una velocità senza precedenti, spinta da enormi investimenti, nuove GPU e data center che aprono persino un nuovo mercato energetico. Con la “token economy”, l’AI diventa un fattore di costo e di competitività. Per Dettori, il messaggio è chiaro e brutale: le aziende puntano a “stop hiring humans”, perché l’AI aumenta ricavi ed efficienza, sostituendo professioni a ogni livello.

Subito dopo, Andrea Volpini, CEO e Co-Founder di WordLift, ha portato la prospettiva sul piano operativo: il prossimo cliente non sarà umano, ma un agente di AI. In un web popolato al 99% da contenuti generati da macchine, le aziende devono ripensare visibilità e vendita. La strategia passa da tre pilastri: lavorare sugli intenti conversazionali e transazionali; costruire una “long-term memory” tramite un Knowledge Graph che integri catalogo e CRM; offrire all’AI non pagine web, ma funzioni, come disponibilità e calcolo prezzi. L’esempio concreto è MIA, l’AI di Metel, capace di analizzare listini, suggerire sostituzioni e generare preventivi complessi: prova che il vero valore non è il software, ma la qualità dei dati strutturati.

Giorgio Casanova, CEO di Metel S.r.l., ha poi ha presentato MIA, l’Intelligenza Artificiale di Metel, pensata non per il marketing ma per la collaborazione operativa e l’efficienza della filiera tra produttori e distributori. MIA è un sistema di Agenti AI che sfrutta la classificazione Etim come base. “MIA è un esempio concreto di come l’infrastruttura di AI può dialogare in modo standardizzato con i sistemi gestionali, il magazzino e il CRM, ottimizzando i processi complessi della distribuzione”, ha detto.

I protagonisti della Round Table

Dopo aver aperto lo sguardo sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale nei mercati globali, la Convention FME 2025 ha riportato l’attenzione sulla filiera elettrica per aprire un confronto aperto su ruoli, alleanze e nuovi equilibri. Per l’occasione si sono trovati i massimi esponenti del settore:

Ezio Galli, Presidente FME; Paolo Ferrari, Vice Presidente FME, Presidente e Amministratore Delegato Comoli, Ferrari & C. S.p.A.; Marco Brunetti, Presidente Sonepar Italy; Luca Marigliano, Amministratore Delegato Marigliano S.p.A.; Simon Sanfilippo, Presidente Weg Italia; Fabrizio Ferrari, General Manager Global Markets Gewiss S.p.A; Floriano Masoero, Presidente e Amministratore Delegato Siemens S.p.A.; Giancarlo Terzi, Vice Presidente, Power Products – Home&Distribution, Schneider Electric, Schneider Electric S.p.A. e Franco Villani, Presidente e Amministratore Delegato BTicino S.p.A.

Segnaliamo alcuni interventi.

Paolo Ferrari ha messo a nudo il vero freno della filiera: solo il 30% dei processi è automatizzato, il resto è ancora manualità. Senza dati puliti e integrazioni, afferma, i modelli falliscono. La filiera continua a chiudersi in protocolli proprietari mentre il mondo corre verso l’open source. “Siamo già dentro una nuova era, non alle porte”, ribadisce, invitando a un salto collettivo, non individuale.

Floriano Masoero (Siemens) ha parlato di una “rivoluzione industriale democratica”: i costi dei token crollano e l’AI diventa accessibile a tutti. Ma la sfida è la velocità, soprattutto rispetto alla competizione cinese. L’Italia ha però un vantaggio unico: le PMI. Con creatività e savoir faire, possono usare l’AI per crescere più rapidamente. Siemens stessa sta integrando hardware e software in un unico ecosistema digitale.

Fabrizio Ferrari (Gewiss) ha descritto un mercato radicalmente cambiato: Big Tech, ESCO da 16 miliardi, multiutility evolute e CPO stanno ridisegnando l’ecosistema. Il vero gap è nei dati: “Abbiamo CRM con 20.000 installatori, ma non li utilizziamo”. Senza data sharing la filiera rischia di perdere terreno.

Giancarlo Terzi (Schneider Electric) ha richiamato l’urgenza della transizione: chi adotta ora le tecnologie diventerà il leader di domani. Le soluzioni devono essere scalabili e il loro valore va reso misurabile, come nella manutenzione predittiva: se costa meno, va valorizzato. E cita l’eccellenza italiana del supercomputer Leonardo, simbolo di un potenziale ancora da comunicare al mercato.

A chiudere è stato di nuovo Paolo Ferrari, che ha riportato l’attenzione sul nodo culturale: “È vero che ci parliamo tutti i giorni, ma forse non ci ascoltiamo mai”. La sfida, avverte, è trasformare le parole in una nuova collaborazione, perché solo insieme la filiera può fare il salto che il mercato impone.