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La crisi economica che ha investito le economie occidentali ha depresso notevolmente anche il contesto economico italiano. In questa fase storica, la crescita sostenibile è dunque l’obiettivo principale del Governo e del Paese, ottenibile solo attraverso un accrescimento sostanziale della competitività del sistema produttivo.
Tra i principali fattori che possono migliorare la competitività del Paese, rispetto alla concorrenza internazionale, il settore energetico ha un ruolo predominante, seppur scontando alcune debolezze strutturali.

In primo luogo, l’Italia ha prezzi dell’energia mediamente superiori ai concorrenti europei, e ancor più rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti.
Ciò è dovuto a varie ragioni. Il mix energetico, in particolare per la produzione elettrica, è attualmente onerosamente sbilanciato poiché basato sul gas – con prezzi mediamente più alti che negli altri Paesi europei – e sulle fonti rinnovabili, differenziandosi molto dalla media UE che contempla l’apporto del nucleare e del carbone.
Gli incentivi alla produzione da fonte rinnovabile elettrica in Italia hanno inoltre un forte impatto sul costo dell’energia, insieme ad altri costi dovuti a politiche pubbliche sostenute dalle tariffe (oneri per smantellamento del nucleare, ricerca di sistema, regimi tariffari speciali) e incentivi elevati per alcuni tipi di produzione e per alcuni segmenti di utenti.

In secondo luogo, l’Italia ha una situazione piuttosto critica in termini di sicurezza e indipendenza degli approvvigionamenti. Al 2012, l’82% del fabbisogno energetico italiano (pari a 163,05 Mtep, -5% rispetto al 2011, fonte: EUROSTAT) è coperto da importazioni nette, con produzione nazionale da rinnovabili, gas e greggio che coprono rispettivamente solo l’11%, il 4,3% e il 3,5% del fabbisogno nazionale. Il dato si confronta con una quota media di importazioni nette nell’Unione Europea a 28 Paesi significativamente più bassa, pari circa il 55%.
Il fenomeno ha un forte impatto macro-economico per il Paese, che nel 2012 ha speso 57,9 miliardi di euro in importazioni di petrolio e gas. Inoltre, data la dipendenza dalle importazioni, l’Italia ha dovuto diversificare fortemente le fonti di approvvigionamento soprattutto per il gas, raggiugendo un livello di diversificazione superiore a quello di altri paesi europei.
Il sistema energetico del Paese può tuttavia far leva su importanti punti di forza. L’Italia è oggi uno dei Paesi a maggior efficienza energetica (-19% di intensità energetica primaria rispetto alla media UE e -14% rispetto alla media dell’Eurozona nel 2011);
inoltre si è osservata una riduzione dei consumi finali negli ultimi anni (pari a 119 Mtep nel 2012, esclusi gli usi non energetici, -2% rispetto al 2011), non solo come risultato della crisi economica, ma anche della riduzione di intensità energetica (-5% dal 2005) cui hanno contribuito gli incrementi di rendimento della generazione elettrica ed i risparmi energetici conseguiti dall’attuazione delle misure previste al piano di efficienza energetica negli usi finali, quali le detrazioni fiscali, i certificati bianchi, i requisiti minimi per edifici e per apparecchiature elettriche, ecc..

Nel 2011 l’American Council for an Energy-Efficient Economy (ACEEE) ha posizionato l’Italia al terzo posto al mondo, dopo Gran Bretagna e Germania, per gli sforzi nazionali compiuti a favore dell’incremento dei livelli di efficienza energetica.

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