Per poter fare un’analisi strutturale del prezzo dell’energia elettrica è moralmente e tecnicamente doveroso prendere in considerazione tutti gli aspetti: dal meccanismo di formazione del prezzo nella Borsa Elettrica, che dovrebbe basarsi sulla competitività, fino alla quantificazione ed eventuale ridistribuzione degli oneri di sistema, decisi per legge.
Per quanto riguarda gli oneri di sistema la componente più importante è la A3, ovvero gli incentivi alla produzione da fonti rinnovabili: conto energia (CE), tariffa omnicomprensiva (TO) e certificati verdi (CV). Mentre il CE e la TO sono a carico dell’utente finale, i CV sono a carico dei produttori che sono costretti a comperarli sul mercato quando in proprio non generano la quota di energia da rinnovabili prevista dalla normativa vigente.
In questo contesto, mai, o raramente, si parla del meccanismo che stabilisce il prezzo dell’elettricità nella Borsa Elettrica (IPEX). Qui, infatti, si forma il prezzo di circa i due terzi dell’energia elettrica venduta in Italia e, grosso modo, i tre quarti di quella destinata ai clienti a maggior tutela (i piccoli consumatori). Le offerte di energia elettrica da parte dei produttori vengono accettate dall’Acquirente Unico in ordine di merito economico, cioè in ordine di prezzo crescente, fino a quando la loro somma in termini di kWh arriva a soddisfare la domanda prevista. Il prezzo del kWh dell’ultimo offerente accettato (quindi quello più alto) viene attribuito a tutte le altre offerte.
“E’ evidente – dichiara Matteo Marini, Presidente ANIE Energia – che l’aumento del prezzo dell’elettricità non è imputabile, se non in maniera trascurabile, agli incentivi alle fonti rinnovabili. In ogni contesto dove si discuta di energia elettrica dobbiamo anche considerare che l’utilizzo di combustibili fossili beneficia di sgravi fiscali che l’OCSE ha stimato in oltre 1,5 mld € nel 2010 cresciuti oltre i 2 mld € nel 2011. Infine il famoso CIP6, che ha incentivato, con quasi 40 mld € cumulati a fine 2011, le fonti assimilate tra le quali gli scarti della lavorazione dei combustibili fossili. Incentivi dei quali hanno beneficiato tutti i produttori tradizionali“.
Recenti analisi di rinomate organizzazioni nazionali (Fondazione per lo sviluppo Sostenibile nel Dossier “Kyoto 2013” e Legambiente nel Dossier “La verità sulle bollette elettriche 2012”) hanno dimostrato infatti che l’andamento del prezzo dell’elettricità ha sempre seguito fedelmente quello del prezzo dei combustibili fossili. Inoltre, negli ultimi due anni è iniziata una tendenza alquanto anomala: grazie alle rinnovabili abbiamo risparmiato 2,5 mld € equivalenti di combustibili fossili, si importa quindi meno fossili ma si pagano di più.
“Risulta alquanto paradossale – dichiara Valerio Natalizia, Presidente ANIE/GIFI – il fatto che tutti i benefici derivanti dall’utilizzo delle fonti rinnovabili, e tra queste anche del fotovoltaico, non ricadano sui consumatori di energia. Inoltre, come al solito, si fa sempre ricorso ad una comunicazione strumentale che mette in risalto dei dati assolutamente parziali e che va a screditare l’operato di tantissimi imprenditori seri“.
“Basta con demagogie di parte che non portano a nessuna soluzione – conclude Marini – Abbiamo il dovere professionale di collaborare tutti insieme affinchè il sistema elettrico diventi il principale driver della ripresa economica del Sistema Paese.”