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Due date: dicembre 1997, dicembre 1999.
Due anni da riassumere in poche righe: dal primo gennaio 1998 i capitoli III e V della Norma CEI 64-2 non sono più in vigore in quanto sostituiti dalla Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30). Dal primo dicembre 1999 i Capitoli VII, IX, XI e XIII della Norma CEI 64- 2 non sono più in vigore in quanto sostituiti dalla Norma CEI EN 60079-14 (CEI 31-33).
Fredde cifre e parole che tuttavia rappresentano la fine (o quasi) di un lavoro di decenni nel campo della sicurezza degli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione.
In realtà la situazione che si è venuta a creare non è così netta in quanto le due norme nuove si applicano ai soli ambienti che sono pericolosi per la presenza di gas, vapori e nebbie; sono ancora in vigore i Capitoli della 64-2 che trattano degli impianti pericolosi per la presenza di sostanze esplosive e di polvere combustibile.
Le Appendici, inserite nella Norma CEI 64-2/A, sono ancora in vigore, come restano in vigore i Capitoli della 64-2 citati nelle appendici stesse. I riquadri 1 e 2 (alle pagina 3 e 4) forniscono una visione d’assieme sull’assetto normativo esistente nel settore.

Non più sigle
Questo articolo non vuole né può, entrare nei particolari tecnici delle due nuove Norme CEI 31-30 e 31-33 mettendo in evidenza le differenze con la gloriosa Norma CEI 64-2; scopo di queste note è quello di mettere in risalto la fine di un’epoca che, in termini tecnici vuole significare la fine di un modo di lavoro.
La 64-2 puntava sui centri di pericolo (CP), sulla classe di un luogo pericoloso (C0-C1-C2-C3), sui gradi delle classi di pericolo (CP0-CP1-CP2), sulla zona pericolosa (AD).parametri più importanti e qualificanti per la valutazione di un luogo pericoloso e la sua relativa classificazione delle aree.
Il suo studio porta alla determinazione di un parametro Vz fondamentale per la classificazione del luogo stesso.
Rapportato ad una serie di parametri, questo volume determina il grado di pericolosità di una zona e la sua estensione: come la 64-2, ma in modo diverso.
Un’avvertenza è quindi doverosa: tra 64-2 e 31-30 non è cambiato il modo di classificare le aree pericolose, i parametri sono gli stessi, quello che cambia è l’approccio metodologico, un passaggio da quantitativo a qualitativo.
Data la complessità della materia il SC31J ha comunque preparato una guida di applicazione alla CEI 31-30, dando vita così alla Guida CEI 31-35, un documento, va detto con franchezza, non leggero né semplice da capire, ma che riporta, unico in Europa, vari esempi applicativi per la classificazione delle zone pericolose, anche qui passo passo come nella 64-2 sia pure con un diverso approccio: senza disegni e più formule.
Altri esempi arriveranno, il primo è quasi pronto e riguarda gli impianti di distribuzione di benzina.
Il risultato pratico dell’utilizzo di queste sigle era la classificazione delle aree per mezzo di una serie di figure, con distanze quotate che consentivano di valutare l’estensione di una zona pericolosa. Le sigle sopraindicate non erano certo messe lì per caso nella norma, esse, in base a precise valutazioni sulle caratteristiche del luogo, delle sostanze lavorate, delle condizioni ambientali presenti, consentivano di determinare i tipi di impianto più idonei per ciascun luogo pericoloso (impianti AD-PE, AD-SI, AD-I, AD-T, AD-FE, ADFT, AD-S).
La famosa Tabella IV del capitolo VI della 64-2 rappresentava la sintesi massima per la realizzazione dell’impianto elettrico nei luoghi con pericolo di esplosione. Ripeto, per i puristi della materia, ho semplificato al massimo grado (MG, non esiste, lo so, ma è per uniformarmi alle sigle indicative della 64-2) le procedure di classificazione ed identificazione del tipo di impianto elettrico previste dalla 64-2 stessa. Questa norma mi portava passo passo a classificare un’area e determinare il relativo impianto elettrico. Bei tempi!

Attenti alla ventilazione
Con la nuova Norma CEI 31-30 quanto sopra non esiste più: la classificazione è più complessa, occorre una maggiore attenzione alla progettazione (pensare cioè al tipo di impianto in cui si opera) attraverso una serie di valutazioni sul luogo pericoloso, sulle zone in cui esso è suddiviso. Con questa norma le zone si chiamano Zona 0, 1 e 2 uniformandosi alla Direttiva Comunitaria ATEX (94/9/EC, recepita in Italia dal Decreto 23.03.98, n.126). Occorre individuare le sorgenti di emissione, il loro grado e portata di emissione stessa e grande attenzione alla ventilazione.
Proprio la ventilazione, infatti, rappresenta uno dei parametri più importanti e qualificanti per la valutazione di un luogo pericoloso e la sua relativa classificazione delle aree. Il suo studio porta alla determinazione di un parametro Vz fondamentale per la classificazione del luogo stesso.
Rapportato ad una serie di parametri, questo volume determina il grado di pericolosità di una zona e la sua estensione: come la 64-2, ma in modo diverso. Un’avvertenza è quindi doverosa: tra 64-2 e 31-30 non è cambiato il modo di classificare le aree pericolose, i parametri sono gli stessi, quello che cambia è l’approccio metodologico, un passaggio da quantitativo a qualitativo.
Data la complessità della materia il SC31J ha comunque preparato una guida di applicazione alla CEI 31-30, dando vita così alla Guida CEI 31-35, un documento, va detto con franchezza, non leggero né semplice da capire, ma che riporta, unico in Europa, vari esempi applicativi per la classificazione delle zone pericolose, anche qui passo passo come nella 64-2 sia pure con un diverso approccio: senza disegni e più formule. Altri esempi arriveranno, il primo è quasi pronto e riguarda gli impianti di distribuzione di benzina.

Novità anche per gli impianti
Dopo la classificazione, il passo logico è la scelta dell’impianto: è la volta quindi della Norma CEI 31-33 a fornire le generalità di un impianto elettrico nei luoghi pericolosi; essa non entra in dettagli specifici, fissa concetti e caratteristiche generali di sicurezza; sia pure in modo differente; l’approccio della 31-33 sta alla 64- 2, Capitoli impianti, come la 31-30 sta alla 64-2, Capitoli classificazione. In poche parole, meno schematismi prefissati più ragionamento: intendiamoci, per non offendere, anche la 64-2 richiedeva un notevole impegno, ma più guidato.
Come per la 31-30, anche per la 31-33 è in fase di preparazione una guida che cercherà di “salvare” il più possibile i contenuti della 64-2 per la parte impiantistica: un lavoro arduo e difficile, ma si tratta di un trapianto di qualcosa che funziona ancora molto bene.
Completa il nuovo quadro normativo impiantistico la Norma CEI EN 60079-17 (CEI 31-34) che tratta le problematiche di verifica e manutenzione degli impianti con pericolo di esplosione per la presenza di gas. Non mi soffermo su questa norma, semplicemente è stata sviluppata in funzione della CEI 31-33 e delle apparecchiature elettriche destinate ad essere utilizzate in zone con atmosfera pericolosa. i parla di cambiamenti e si deve pertanto porre l’attenzione anche sulla Norma CEI EN 50281-2- 1(CEI 31-36) dedicata alla scelta, installazione e manutenzione delle apparecchiature elettriche destinate ad essere utilizzate nei luoghi con presenza di polveri esplosive: non tocca nulla della 64-2 questa nuova norma, ma introduce ed avvalla i concetti di zone con polveri esplosive (Zone 20-21-22) individuate dalla già citata Direttiva Comunitaria ATEX. Dopo questa, altre norme sono in arrivo e la più importante sarà la EN 50281- 3 (ancora allo studio) riguardante la classificazione delle aree pericolose per la presenza di polvere combustibile: si prevedono altri guai per la 64-2.

Ing. Giuseppe Bosisio
CEI – Segretario Settore Impianti e Sicurezza di esercizio