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La manutenzione elettrica si può definire “un complesso di operazioni necessarie a mantenere nel tempo l’efficienza funzionale e le prestazioni nominali di una macchina o di un impianto nel rispetto delle norme di sicurezza”.

La Legge 46/90, con l’obbligo di adeguamento degli impianti elettrici, ha indotto proprietari, amministratori e legali responsabili delle varie unità immobiliari ad affrontare il problema della sicurezza dell’impianto elettrico.
Si tratta però di un problema che non riguarda solo l’eventuale adeguamento,ma anche la necessità di mantenerlo efficiente e funzionale.
Gli interventi di adeguamento in genere comportano un aggiornamento delle planimetrie, schemi elettrici dei quadri, verifica dei calcoli, con il risultato di avere una esatta “fotografia” dell’esistente.
Mantenere efficiente un impianto comporta eseguire una serie di interventi manutentivi e di verifiche periodiche previste dalla Legge e dalle Norme CEI.

In generale per manutenzione si intende un “atto” che abbia, l’effetto del mantenere qualche cosa efficiente ed in buono stato.
La manutenzione nel settore industriale è ritenuta un’attività indispensabile a mantenere funzionali gli impianti, ed il cui costo viene monetizzato in termini di produzione altrimenti persa. La manutenzione elettrica si può definire un complesso di operazioni necessarie a mantenere nel tempo l’efficienza funzionale e le prestazioni nominali di una macchina o di un impianto nel rispetto delle norme di sicurezza.

Nel settore degli impianti di riscaldamento, per molti aspetti affine al settore degli impianti elettrici, la norma UNI 8364 “Impianti di riscaldamento controllo e manutenzione” definisce così la manutenzione:
“Combinazione di tutte le azioni tecniche e di quelle corrispondenti amministrative intese a conservare o ripristinare un apparecchio o un impianto in uno stato nel quale può adempiere alla funzione richiesta”.

Quale manutenzione
La manutenzione elettrica è in generale suddivisa in:
– correttiva o di necessità;
– preventiva;
– migliorativa;
– ordinaria;
– straordinaria.

Si riportano le più comuni interpretazioni o definizioni date ai vari interventi di manutenzione sopra riportati.

Manutenzione correttiva o di necessità
La manutenzione correttiva o di necessità si può esprimere nel comportamento dei preposti, di lasciare funzionare il
componente e/o l’impianto finché non si guasta. Poi lo si ripara o lo si sostituisce.
Questa forma di manutenzione può essere inserita nei contratti di manutenzione con la denominazione: “Interventi su chiamata”, per i quali si devono definire i tempi massimi di intervento nell’ambito di periodi dell’anno, del mese e del giorno, e di conseguenza gli oneri dovuti alla reperibilità, nonché il costo dei vari interventi ed oneri dovuti alla preventiva conoscenza delle apparecchiature o dell’impianto e delle eventuali scorte di materiali di impiego più comuni o indispensabili al caso.

Manutenzione preventiva
Quando i preposti intervengono in anticipo sul componente e/o sull’impianto per mantenerlo in buon stato la manutenzione è “preventiva”. Per analogia si riporta quanto previsto dalla già citata norma UNI 8364 che la definisce “manutenzione rivolta a prevenire guasti, disservizi e riduzioni di efficienza e/o di funzionalità”. La manutenzione preventiva può essere inserita in un contratto di “Manutenzione programmata o ciclica” ad interventi di tempo concordati e prestabiliti, definendo gli oneri dovuti alla preventiva conoscenza delle apparecchiature o dell’impianto nonché gli oneri relativi agli interventi prestabiliti.

Manutenzione migliorativa
La manutenzione migliorativa si può esprimere nel comportamento dei preposti ad intervenire con piccole modifiche, che non incrementano sensibilmente il valore patrimoniale dei componenti e/o dell’impianto, solo al fine di migliorare le prestazioni e/o la sicurezza.
La manutenzione migliorativa può essere inserita in un contratto di “Manutenzione su richiesta” ma con contratti finalizzati ad interventi specifici inseriti in contratti di “manutenzione” con l’impegno del manutentore di comunicare al committente tutte le novità normative e di legge inerenti agli impianti oggetto del contratto.

Manutenzione ordinaria
La manutenzione ordinaria è definita dalla legge 46/90 e dal relativo regolamento di attuazione D.P.R. 447/91 – Art. 8 “Manutenzione degli impianti”.
Per interventi di ordinaria manutenzione degli impianti si intendono tutti quelli finalizzati a contenere il degrado normale d’uso nonché a far fronte ad eventi accidentali che comportino la necessità di primi interventi, che comunque non modifichino la struttura essenziale dell’impianto o la loro destinazione d’uso.
La Guida CEI 03 “Legge 46/90 Guida per la compilazione della dichiarazione di conformità e relativi allegati” riporta il testo del D.P.R. 447/91 con le seguenti note:
1) Si tratta di interventi che non richiedono obbligatoriamente il ricorso ad imprese installatrici abilitate, ma che comunque devono essere effettuate da personale tecnicamente qualificato. Ad evitare responsabilità nello scegliere la persona idonea è pertanto consigliabile ricorrere ad imprese abilitate anche per la manutenzione ordinaria.
2) Un esempio tipico di manutenzione ordinaria è rappresentato dalla sostituzione di piccole apparecchiature dell’impianto, le cui avarie, usure, obsolescenze siano facilmente riconoscibili, con altre di caratteristiche equivalenti. La distinzione tra manutenzione ordinaria e straordinaria è in ogni caso una decisione che aspetta all’impresa installatrice.
3) Non è necessario rilasciare la dichiarazione di conformità per interventi di manutenzione ordinaria.

Definizioni di manutenzione ordinaria in altri settori
Riportiamo alcune definizioni di manutenzione ordinaria riguardante altri settori non elettrici per meglio definirne il concetto.
Norma UNI 8364: “Manutenzione, che si attua in luogo, con strumenti ed attrezzi di uso corrente; si limita a riparazioni di lieve entità abbisognevoli unicamente di minuterie; comporta l’impiego di materiali di consumo di uso corrente o la sostituzione di parti di modesto valore espressamente previste (cinghiette , premistoppa, fusibili, ecc.)”.
“Manutenzione ordinaria dell’impianto termico sono le operazioni specificamente previste nei libretti d’uso e manutenzione degli apparecchi e componenti che possono essere effettuate in luogo con strumenti ed attrezzature di corredo agli apparecchi e componenti stessi e che comportano l’impiego di attrezzature e di materiali di consumo d’uso corrente”.
“La manutenzione ordinaria è costituita dagli interventi manutentivi e dalle riparazioni che rappresentano spese di natura
ricorrente atte a mantenere i cespiti in buon stato di funzionamento per la vita utile prevista”.
“Manutenzione ordinaria è quella tesa a ripristinare il valore patrimoniale senza aumentarne il valore iniziale. Le spese concernenti questo tipo di manutenzione sono elementi negativi di reddito dell’esercizio in cui sono state sostenute”.

Manutenzione straordinaria
Secondo la Guida CEI 0-3 (Legge 46/90 – Guida per la compilazione della dichiarazione di conformità e relativi allegati) per manutenzione straordinaria di un impianto “si intendono gli interventi, con rinnovo e/o sostituzione di sue parti, che non modificano in modo sostanziale le sue prestazioni, siano destinati a riportare l’impianto stesso in condizioni ordinarie di esercizio, richiedano in genere l’impiego di strumenti o attrezzi particolari, di uso non corrente, e che comunque non rientrino negli interventi relativi alle definizioni di nuovo impianto, di trasformazione e di ampliamento di un impianto e che non ricadano negli interventi di manutenzione ordinaria.
Si tratta di interventi che, pur senza obbligo di redazione del progetto da parte di un professionista abilitato, richiedano una
specifica competenza tecnico-professionale e la redazione dell’installatore della dichiarazione di conformità”.

Per meglio chiarire il concetto di manutenzione straordinaria la Guida CEI 0-3 riporta alcuni esempi:
– sostituzione di un componente dell’impianto con un altro avente caratteristiche diverse;
– sostituzione di un componente o di componenti guasti dell’impianto per la cui ricerca siano richieste prove ed un accurato esame dei circuiti;
– aggiunta o spostamento di prese a spina su circuiti esistenti;
– aggiunta o spostamento di punti di utenza (centri luce, ecc.) su circuiti esistenti.

DOCUMENTAZIONE NECESSARIA
Ogni impianto deve essere opportunamente documentato come previsto dalla Norma CEI 64-8 art. 514.5.1 “Schemi elettrici”. In genere devono essere forniti schemi, diagrammi o tabelle, in accordo con la Norma CEI 3-32 “Raccomandazioni generali per la preparazione degli schemi elettrici”, che indichino in particolare:
– il tipo e la composizione dei circuiti (punti di utilizzazione, numero e sezione dei conduttori, tipo di condutture elettriche);
– le caratteristiche necessarie all’identificazione dei dispositivi che svolgono la funzione di protezione, di sezionamento e di comando e la loro dislocazione.

Per gli impianti non soggetti ad obblighi di progettazione le informazioni sopra citate possono essere date sotto forma di elenco dei relativi componenti elettrici.
Al fine di garantire che il personale addetto alla manutenzione e alla gestione dell’impianto operi con un sufficiente grado di sicurezza deve essere messo in condizione di conoscere come è realizzato l’impianto elettrico o la macchina e pertanto deve disporre dei disegni e della documentazione tecnica necessaria ad operare in sicurezza, inoltre la documentazione può ridurre notevolmente i tempi di intervento del manutentore,e di conseguenza limitare i relativi costi.

La documentazione minima indispensabile è correlata al tipo di impianto ed alla sua complessità, in generale risulta sufficiente possedere:
– schemi elettrici di tutti quadri sia di bassa tensione sia di media tensione;
– planimetrie con indicata l’ubicazione dei quadri elettrici di comando e protezione con il percorso delle linee principali e secondarie;
– planimetrie con riportate le varie utilizzazioni elettriche e relative potenze, sono molto utile le indicazioni dei percorsi e le sezioni delle condutture che alimentano le singole utilizzazioni;
– registro dei principali guasti rilevati durante l’esercizio dell’impianto;
– registro delle operazioni di manutenzione eseguite sull’impianto;
– registro delle verifiche eseguite e previste dalle leggi o Norme vigenti;
– registro dei dati delle fatture dell’ente distributore riguardanti: energia attiva consumata, energia reattiva consumata, fattore di potenza indicato, potenza massima prelevata.
Per quanto riguarda i nuovi impianti si farà riferimento anche alla documentazione prevista dalla Guida CEI 0-2 “Guida per la definizione della documentazione di progetto degli impianti elettrici”.
L’impianto elettrico dovrà essere documentato anche dai disegni “AS BUILT” (che riportano l’impianto come è realizzato)

Cosa si deve fare in mancanza della documentazione
In assenza della documentazione si dovrà procedere alla sua compilazione affidando il compito ad un professionista di provata capacità ed esperienza nel settore degli impianti elettrici con la collaborazione dell’installatore incaricato della manutenzione e la collaborazione del personale interno dell’azienda in grado di indicare al professionista tutte le indicazioni utili ai rilievi.

Rilevamento delle condizioni di esercizio
Al fine di definire le varie operazioni di manutenzione e di valutarne gli oneri è opportuno che in fase di offerta, il futuro manutentore conosca le condizioni di esercizio dell’impianto o delle macchine, pertanto si rendeno necessari uno o più sopralluoghi agli impianti oggetto della manutenzione.
Nel contratto è bene prevedere nei primi giorni di inizio del periodo del contratto una accurata presa visione di tutta la documentazione e degli impianti esistenti da parte del personale interessato alla manutenzione.
A tale fine è opportuno che un tecnico ed almeno due o più persone della ditta che effettuano la manutenzione siano a conoscenza dell’impianto preso in manutenzione.
La verifica delle condizioni di esercizio prevede un esame degli impianti esistenti in rapporto alle possibili sollecitazioni esterne esistenti o prevedibili al fine di stabilire se l’impianto e le apparecchiature sono adatte al luogo di installazione.
Le protezioni da adottare in passato hanno subito nel tempo notevoli variazioni e la tendenza attuale, degli organi di controllo e verifica, è quella di richiedere anche per gli impianti preesistenti alla legge 46/90 un grado di protezione accettabile alla luce delle conoscenze tecniche attuali, e pertanto è utile un esame dell’impianto che tenga conto anche di questo aspetto.

Risulta utile almeno una volta all’anno un esame delle condizioni ambientali per la verifica della presenza di:
– acqua,
– umidità,
– polveri,
– sostanze corrosive,
– flora e/o muffe,
– fauna,
– radiazioni solari,
– sollecitazioni meccaniche (pressioni, urti, vibrazioni, dilatazioni, ecc.),
– temperature elevate,
– cambiamenti rapidi di temperatura (con formazione di condense).

Verifica della temperatura delle condutture.
Esistenza di derivazioni prefabbricate costituite da catene di più prese a spina prefabbricate (ciabatte) negli ambienti adibiti ad ufficio che potrebbero non essere protette contro le sovracorrenti ed essere causa di incendio.
ventuali danni provocati ad apparecchiature elettriche o alle condutture causate da cortocircuiti o sovraccarichi.

Presenza di armoniche.
Le armoniche sono disturbi delle reti elettriche aventi una frequenza multipla della fondamentale che sovrapponendosi a questa determinano una forma d’onda non più sinusoidale ma distorta.
Le armoniche non provengono dai generatori ma sono prodotte dai carichi di tipo non lineare.
Questi carichi possono essere distinti in tre tipi principali:
– ad impedenza variabile, quali: forni ad arco, luci fluorescenti;
– con correnti magnetizzanti, quali: reattori, trasformatori, induttori, ecc.;
– a semiconduttore, quali: convertitori statici AC/DC, raddrizzatori, convertitori di frequenza, U.P.S., ecc..
I carichi non lineari sono, pertanto dei generatori di armoniche.
La presenza di correnti non sinusoidali, nelle reti elettriche, produce dei fenomeni indesiderati che sono tanto maggiori quanto maggiore è l’intensità delle armoniche.

Gli inconvenienti che si possono riscontrare sono:
– nei condensatori, aumento delle perdite con conseguente incremento del riscaldamento;
– nelle macchine elettriche rotanti insorgono coppie alternative di natura elettromeccanica ed un aumento delle perdite;
– nei trasformatori si ha un aumento delle perdite nel ferro e nel rame;
– nei cavi di distribuzione si ha un aumento delle perdite per effetto joule;
– nei relè differenziali si hanno degli interventi intempestivi;
– negli interruttori si ha un’interruzione più difficile;
– nei fusibili si ha un eccessivo riscaldamento che porta un’alterazione della caratteristica di intervento;
– nelle reti di telecomunicazione si inducono delle armoniche che compromettono la comprensione del messaggio;
– nei contatori di energia si ha la generazione di coppie motrici addizionali che provocano un aumento della velocità del disco;
– nei gruppi statici di continuità si ha la riduzione della potenza erogata;
– nelle piccole apparecchiature elettroniche si verificano dei malfunzionamenti.
Inoltre risulta necessario verificare le ore di funzionamento delle lampade fluorescenti al fine di sostituire quelle che hanno superato il periodo di vita prestabilito dal costruttore (circa 6000 ore) con notevole riduzione del flusso luminoso nominale emesso.

Autori:

per. ind. Giancarlo Colombo
coordinatore attività di prevenzione, specialista di sicurezza.

per. ind. Luigi Muzzini
componente comitati CEI SC 64D e 64M.

per. ind. Silvano Scotti
Resp. Servizio Elettrico Austin Italia SpA
Componente comitati CEI SC 64A, 64B, 64C, 64D.