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Gli uffici, ove è prevista la presenza di lavoratori, rientrano nei luoghi di lavoro contemplati dal D.Lgs. 626 e suoi aggiornamenti. Qualora la presenza di lavoratori sia prevista anche in assenza di illuminazione naturale (ciò dipende dall’ orario di lavoro), gli uffici devono essere dotati di illuminazione di emergenza. Normalmente il progetto dell’illuminazione di emergenza è compreso nel progetto elettrico globale e segue l’iter progettuale degli altri impianti, anche se l’illuminazione di emergenza deve essere realizzata per adeguamento o integrazione di impianti preesistenti.

L’illuminazione di emergenza si divide in illuminazione di riserva e illuminazione di sicurezza

E’ compito del committente fornire, tra gli altri dati, quelli direttamente legati a questo tipo di progetto, ossia: lay-out e classificazione degli ambienti con rappresentazione delle vie di esodo, delle uscite
di sicurezza, delle scale e dei cambi di livello, numero di persone presenti contemporaneamente.
La documentazione che il progettista deve ricevere dal committente è indicata nell’App. D
dalla Guida CEI 02.

L’illuminazione di emergenza deve consentire di porsi in sicurezza, sotto ogni aspetto e deve inoltre permettere tutte le operazioni conseguenti nel più breve tempo possibile. Essa si attiva in assenza dell’illuminazione ordinaria dovuta, in genere, alla mancanza di alimentazione da parte della società distributrice o per un guasto, ma è importante prendere in considerazione le condizioni di pericolo che si possono verificare durante un incendio con sviluppo di fumo.
E’ opportuno che il progettista tenga in considerazione il fatto che devono essere dotate di illuminazione di sicurezza anche le postazioni di pronto soccorso, le postazioni antincendio e i punti di chiamata di soccorso.

I criteri da seguire

Livelli di illuminamento raccomandati nei vari punti dell’impianto

A mio parere, i criteri da seguire per una corretta progettazione di un impianto di illuminazione di emergenza si possono sintetizzare come segue:

– assicurare un livello di illuminamento adeguato per consentire l’ordinato sfollamento delle persone (illuminazione antipanico – tabella – Le diverse finalità dell’illuminazione di riserva e di sicurezza);

– fare in modo che la distribuzione del livello di illuminamento sia tale da risultare compatibile con le diverse operazioni richieste, quali ad esempio: riconoscimento del locale, delle persone presenti, degli ostacoli, delle vie di uscita, del percorso da seguire ecc. (identificazione delle vie di esodo);
– contenere l’abbagliamento entro limiti che non pregiudichino la visibilità ai bassi livelli di illuminamento che si ottengono in emergenza;
– fornire un’adeguata guida verso le zone di uscita, mediante segnaletica luminosa, indicando il percorso verso le zone di uscita con un maggiore livello di illuminamento.
La sorgente dell’illuminazione di emergenza negli uffici è spesso inserita all’interno degli apparecchi per l’illuminazione ordinaria. L’autonomia delle sorgenti è consigliata in tre ore, in quanto questo valore consente di allinearsi con i vari orientamenti normativi che si stanno delineando, che fissano un tempo massimo di ricarica in dodici ore, intendendosi che con dodici ore di ricarica è ristabilita l’autonomia di un’ora.
Per la protezione delle condutture sono correntemente utilizzati interruttori automatici differenziali coordinati con l’impianto di terra.
Si deve curare la selettività differenziale con gli interruttori a monte.
Con riferimento alla tipologia di impianto che prevede l’utilizzo di interruttori modulari ai vari livelli della catena risulta praticamente impossibile effettuare una selettività amperometrica.

E’ opportuno che gli interruttori automatici differenziali a protezione e comando dei circuiti luce ordinaria siano dotati di contatto di scattato relè in commutazione che in caso di intervento automatico dell’interruttore provochi l’accensione automatica della luce di sicurezza della rispettiva area interessata.

E’ indispensabile che gli interruttori automatici differenziali, a protezione e comando dei circuiti luce di sicurezza, siano dotati di contatto di scatto relè in commutazione e di contatti ausiliari di segnalazione in commutazione, che in caso di intervento di uno di questi contatti o di entrambi venga attivato un allarme ottico/acustico posizionato sul rispettivo quadro di comando e protezione sorvegliato. Un sovraccarico nella tipologia circuitistica ipotizzata è di scarsa se non impossibile probabi-lità, in ogni caso è opportuno prendere i seguenti provvedimenti:
– sovradimensionamento dei conduttori dei circuiti rispetto alla corrente nominale degli interruttori automatici differenziali
– segnalazione ottico/acustica di scattato relè sul rispettivo quadro di comando e protezione sorvegliato.

I complessi autonomi per luce di sicurezza da utilizzare sono di tipo SA (sempre alimentato) sia esso inserito in un apparecchio di illuminazione a fluorescenza destinato anche all’uso come illuminazione ordinaria o che sia esso inserito in un complesso autonomo per luce di sicurezza e posizionato, oltre che nelle zone di lavoro e nei corridoi, in corrispondenza di:
– uscite di sicurezza;
– posizioni dei segnali indicatori delle uscite di sicurezza e dei segnali di sicurezza;
– postazioni di pronto soccorso;
– postazioni antincendio;
– punti di chiamata antincendio.

Gli apparecchi
In questo articolo si prendono in considerazione apparecchi di illuminazione che utilizzano lampade a fluorescenza, in quanto presentano un’efficienza elevata rispetto alle lampade ad incandescenza.
L’apparecchio di illuminazione con due funzioni, illuminazione ordinaria e di sicurezza, deve essere costruito appositamente dal fabbricante e deve essere dallo stesso dichiarato conforme contemporaneamente alle norme CEI 34-21 e 34-22 e deve avere marcatura CE.

Qualora questi apparecchi siano alimentati da due circuiti distinti (ordinaria e sicurezza) devono essere dotati di targa monitrice indicante tale situazione (CEI 64-8/4 art. 462.3), posta in opera a cura dell’installatore elettrico.
Il prodotto rientra nell’ ambito di applicazione del D.Lgs. 626/96 (art. 1) e non è escluso dall’allegato II.
La conformità della realizzazione a regola d’arte ai sensi del D.Lgs. 626/96 viene assicurata:
– nel rispetto dei requisiti minimi dell’allegato I;
– dalla conformità ad una o più norme armonizzate (presunzione di conformità);
– dalla dichiarazione di conformità con relativo fascicolo tecnico;
– dalla marcatura CE, per ottemperare all’obbligo di legge; è comunque consigliabile che tutti i componenti elettrici utilizzati siano a Marchio di Qualità, per avere ulteriori garanzie dei requisiti di sicurezza.

Le condutture
L’uso degli apparecchi di illuminazione autonomi, per i quali viene meno il circuito di sicurezza esterno che collega la sorgente con la lampada dato che i due elementi sono all’interno dell’apparecchio stesso, consente di non distinguere le condutture relative a questo impianto dalle restanti condutture.
Non è necessario utilizzare cavi resistenti al fuoco per i circuiti che si trovano all’interno dell’ambiente e che alimentano le combinazioni destinate alla luce di sicurezza. Le condutture pertanto risponderanno ai criteri previsti per le condutture di carattere generale.

La documentazione
La tipologia della documentazione da produrre, rispondente a quanto disposto dalla Guida CEI 0-2, è la seguente:
a) documentazione finale (progetto esecutivo con riferimento alla Guida CEI 0-2 voce A.4)
b) dichiarazione di conformità (legge 46/90)
c) manuali di manutenzione.

Verifiche
E’ opportuno richiedere all’installatore la documentazione riguardante tutte le verifiche iniziali previste dalla Norma CEI 64-8 parte 6 e le prove previste dalla Norma UNI 10380.
Anche la verifica dell’impianto d’illuminazione di sicurezza segue i criteri da adottare per gli impianti elettrici in generale e si compone di due fasi, l’esame a vista e le prove.
L’esame a vista deve accertare che:
– la realizzazione sia conforme alla documentazione del progetto;
– la documentazione del progetto sia conforme ai requisiti normativi e di legge e che soddisfi, in caso di collaudo, le richieste contrattuali;
– sia rispettata la consistenza, la funzionalità e l’accessibilità degli impianti;
– siano idonei i componenti e i materiali utilizzati, le connessioni e i collegamenti realizzati.

Tra gli esami a vista sono compresi anche i calcoli di controllo che devono accertare:
– la selettività dei dispositivi di protezione;
– il coordinamento dei dispositivi di protezione;
– l’idoneità delle sezioni dei conduttori.

Le prove da effettuare, in conformità a quanto prescritto dal capitolo 61 della Norma CEI 64-8 sono essenzialmente:
– la prova di continuità dei circuiti di protezione;
– la misura della resistenza di terra;
– la verifica di funzionalità e di coordinamento dei dispositivi di protezione differenziali;
– la misura dei livelli di illuminamento.

Per questa ultima misura, non essendoci nessun riferimento normativo sulle modalità di esecuzione, si dovranno prendere le dovute precauzioni per evitare errori grossolani quali, ad esempio, quelli dovuti alla posizione del sensore di misura che deve essere al di fuori dell’influenza della possibile ombra di chi esegue la misura. Si consiglia l’utilizzo di luxmetri con la possibilità di memorizzare la misura.

per. ind. Silvano Scotti
Responsabile Sezione Elettrica Austin Italia SpA
Componente comitati CEI SC 64A, 64B, 64C, 64D.

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