«Il mercato elettrico italiano, con la profonda evoluzione strutturale che attraversa, potrebbe contribuire a ridurre il gap esistente per il manifatturiero – ha commenta Aurelio Regina, vicepresidente per lo Sviluppo economico di Confindustria al castello di Thiene, in occasione dell’assemblea Assofond “Fonderia cerniera dell’industria: il manifatturiero al centro dell’economia” – Lo sviluppo di una grande quantità di fonti rinnovabili, in assenza di un sistema adeguato a gestirne la produzione, ha determinato una esplosione del costo del servizio di bilanciamento nel mercato elettrico; in 18 mesi, è passato da circa 3 a oltre 7 euro al Mwh. Un incremento di oltre il 130% che potrebbe aumentare ulteriormente per effetto della recente sentenza che boccia il tentativo dell’Autorità per l’Energia di contenerne i costi attraverso una maggiore responsabilizzazione del dispacciamento delle fonti rinnovabili non programmabili».
Ecco il commento di APER:
“Apprendiamo dalle parole di Aurelio Regina, vicepresidente di Confindustria con delega all’energia, che le rinnovabili dovrebbero contribuire a pagare il capacity payment degli impianti fossili, per far fronte a “un problema di responsabilità di costo” dovuto alla loro limitata programmabilità. “Ben venga questo approccio – dichiara il presidente di assoRinnovabili Re Rebaudengo – a condizione che le fonti fossili riconoscano ai produttori di energie rinnovabili una cifra, sicuramente molto più elevata, relativa agli innumerevoli costi che le emissioni di anidride carbonica, altri gas serra e polveri sottili comportano sui nostri sistemi sanitari e sull’ambiente.”
È peraltro noto a tutti il virtuoso comportamento dei produttori di energia rinnovabile che hanno progressivamente adottato nuovi ed efficienti sistemi per operare sulla rete e per migliorare le previsioni delle proprie produzioni. Questi progressi devono essere accompagnati, come discusso anche nel recentissimo incontro di assoRinnovabili con l’Autorità per l’Energia, da una contemporanea migliore regolazione del mercato, in linea con gli orientamenti comunitari. L’attuale configurazione è stata infatti pensata in un’epoca in cui le rinnovabili non programmabili erano marginali, mentre oggi hanno ormai superato il 10% del mercato nazionale, con punte orarie superiori al 40%.”