E’ stato diviso un appartamento in due unità abitative.
In quella di mia proprietà è presente il quadro elettrico collegato al contatore ed alla utenza ENEL.
Ho provveduto ad eliminare tutti i collegamenti elettrici che portavano energia nella seconda unità abitativa ed il proprietario era a conoscenza del fatto che il suo impianto, a causa di ciò e non avendo più una precisa logica, doveva essere completamente rifatto.
Per creare l’indipendenza dei due circuiti, in un muro confinante, una cassetta di derivazione che affacciava nell’appartamento attiguo, è stata da me utilizzata forando il mio muro per accedervi e chiusa, murandola, dal lato dell’appartamento attiguo. Ho scoperto che gli operai che hanno realizzato il nuovo impianto elettrico nell’appartamento attiguo al mio, avendo trovato delle canalizzazioni che portavano a tale cassetta di derivazione, hanno rotto nuovamente il muro per accedervi e l’hanno utilizzata per il transito anche dei loro cavi elettrici.
Mi domando, è consentito tutto questo anche in considerazione del fatto che l’altro proprietario deve ottenere la certificazione a norma del suo impianto elettrico poiché vuole vendere il suo appartamento.
Un impianto a norma consente la presenza di una cassetta di derivazione utilizzata in comune da due unità abitative diverse?
Francesco Mirabella
La soluzione utilizzata dal vicino crea una situazione di pericolo: il rischio per le persone deriva dal fatto che, una volta aperte le protezioni installate nel Suo appartamento, rimangono in tensione parti di impianto accessibili dall’appartamento (all’interno della scatola di derivazione). A meno di voler formalizzare una servitù (codice civile articolo 1058, ma non sembra questo il caso) può chiedere la rimozione dell’impianto elettrico “estraneo” alla sua proprietà.