Il Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) raccoglie in qualità di Soci ordinari più di venti Associazioni che rappresentano questo articolato settore, oltre ad un ampio ventaglio di Enti e Associazioni che hanno chiesto di aderire come ‘sostenitori’ (senza ruoli decisionali).
Il Coordinamento delle Associazioni e degli Enti attivi nel settore, come afferma il suo Statuto, avrà lo scopo di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel quadro di un modello economico ambientalmente sostenibile, della decarbonizzazione dell’economia e del taglio delle emissioni climalteranti, avviando un’azione più coesa delle Associazioni e degli Enti che ne fanno parte anche nei confronti di tutte le Istituzioni.
Il coordinamento FREE ha pubblicato recentemente un documento che elenca una serie di interventi che dovrebbero favorire uno sviluppo sostenibile. Tra gli interventi richiesti l’esenzione dei produttori dagli oneri della Robin Tax, procedure semplificate e abrogazione del registro e delle aste.
“Componenti essenziali delle azioni di contrasto del cambiamento climatico, processo (quasi il 75% dell’effetto serra è oggi provocato dall’utilizzo di combustibili fossili) sono le politiche di sviluppo dell’efficienza energetica e delle produzioni con fonti rinnovabili, che dovranno essere necessariamente assunte come prioritarie dalla strategia energetica nazionale.
Per definirla, proponiamo a Governo e Parlamento di avviare una consultazione ex-ante ad ampio raggio, come quella promossa ad esempio in Francia, in modo da arrivare a una proposta condivisa, anche perché in grado di prevedere e guidare il parallelo dimensionamento degli altri obiettivi energetici.
In analogia con le scelte effettuate in altri paesi dell’Unione europea (Germania, Francia, Regno Unito), la strategia energetica dovrà assumere come riferimento il 2030 e avere come obiettivo minimo è la copertura nel 2030 del 30% dei consumi energetici con produzione da fonti rinnovabili, ma, attivando le misure suggerite in questo documento, sarà possibile coprire il 50% del fabbisogno elettrico, il 50% del fabbisogno termico, il 30% del fabbisogno relativo ai trasporti.
La realizzazione di questi obiettivi richiede innanzi tutto una governance adeguata che, come dimostrano i tre anni richiesti per dare attuazione a quanto previsto dal Decreto legislativo 28/2011, l’attuale ripartizione di competenze non è in grado di garantire. Va quindi esaminata la soluzione di unificare in un unico Ministero le competenze relative alle politiche energetiche e di contrasto del cambiamento climatico, fermo restando l’obbligo di consultare in fase istruttoria gli altri ministeri interessati.
Un’ulteriore contributo a una maggiore efficienza della governance può venire da una modifica dell’articolo 117 della Costituzione che ripartisca chiaramente le prerogative fra Stato e Regioni (eliminando la cosiddetta “legislazione concorrente”), assegnando in toto alle Regioni le prerogative più funzionali allo sviluppo del decentramento energetico e alla sua integrazione nella pianificazione territoriale.
Vanno inoltre tradotte in atti concreti le indicazioni contenute nella SEN a favore del rafforzamento delle consultazioni con gli stakeholder nazionali. Per gli obiettivi di efficienza energetica e di sviluppo delle rinnovabili, proponiamo che a livello ministeriale si costituisca un Tavolo permanente di confronto con gli stakeholder di questi comparti, con il compito di verificare l’attuazione della strategia energetica, discutere preventivamente obiettivi specifici e strumenti attuativi e verificarne poi l’efficacia.
Gli obiettivi al 2030 (e di quelli intermedi al 2020) vanno realizzati superando nei tempi più brevi possibili per ciascuna tecnologia i regimi di incentivazione e sostituendoli con:
a) adeguati strumenti finanziari, fiscali e normativi;
b) politiche industriali e della ricerca a sostegno dello sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
Strumenti fiscali, da adottare a livello comunitario, sono la border tax, che penalizzi le merci importate da paesi dove l’assenza di adeguate normative ambientali ne riduce i costi, e la carbon tax, da attuare a fiscalità complessiva inalterata, già prevista dal disegno di legge di delega sulla riforma fiscale del governo Monti.
A livello nazionale, chiediamo che con apposito provvedimento si esenti la produzione con rinnovabili dalla Robin Hood tax e, per ovviare al credit crunch e agli alti tassi di interesse si crei un fondo di garanzia ad hoc per i finanziamenti nell’efficienza energetica e nelle rinnovabili.
Inoltre, per l’efficientamento degli edifici a uso abitativo, vanno rese stabili al 50% le detrazioni fiscali, riportandone però la spalmatura a 5 anni, ed estese (ridotte al 40%) alle ristrutturazioni di edifici adibiti ad attività industriali o terziarie. Analoga detrazione del 10% va riconosciuta per gli acquisti di elettrodomestici, limitatamente a quelli della classe più alta. Infine, va consentito alle PMI di detrarre fiscalmente il costo degli audit energetici.
Va inoltre realizzata la massima semplificazione delle procedure e delle norme attualmente in vigore, sia per gli impianti nuovi, sia per i rifacimenti di quelli esistenti, in particolare applicando il principio del silenzio/assenso e innalzando i tetti per il regime di autocertificazione. Vanno resi più cogenti i tempi per l’allacciamento degli impianti alle reti elettriche, in particolare a protezione dei piccoli produttori e dei prosumer, e rese molto più onerose le penalizzazioni per i ritardi non motivati da effettive cause di forza maggiore.
A livello normativo chiediamo l’abrogazione immediata del registro per i piccoli impianti e delle aste per i grandi. Nel settore civile occorre anticipare obiettivi e scadenze degli obblighi previsti dal Decreto Legsl. 28/2011, introducendo prescrizioni che promuovano l’utilizzo di materiali ecosostenibili ed estendere l’obbligo della riqualificazione energetica annua del 3% anche agli edifici delle Regioni e degli Enti Locali. Questi provvedimenti consentirebbero di anticipare al 2016 la Direttiva europea sui quasi zero energy building.
Per massimizzare sviluppo dell’efficienza energetica, il Tavolo permanente di confronto dovrebbe essere in particolare attivato per migliorare la gestione non sempre chiara e semplice dei meccanismi di riconoscimento dei TEE e monitorare la loro evoluzione.
Nella produzione termica l’obiettivo è passare dall’attuale 4% circa di calore servito da teleriscaldamento al 20% al 2020 e raggiungere 72 TWh/a al 2020 nella cogenerazione ad alto rendimento. In parallelo vanno introdotte quote minime obbligatorie di utilizzo di calore da rinnovabili, crescenti nel tempo, fino a raggiungere il 30% nel 2030.
Per favorire la produzione decentrata di energia lo scambio sul posto va esteso almeno fino ad 1 MW e auspicabilmente fino a 5MW, l’AEEG deve emanare subito i criteri di applicazione Servizio Efficiente di Utenza (SEU), mentre il problema del bilanciamento delle produzioni energetiche non programmabili va affrontato senza indebite penalizzazioni, ricorrendo alla loro gestione integrata (Virtual Power Systems) e al back-up da parte di cicli combinati flessibilizzati, posticipando l’entrata in vigore degli oneri attualmente previsti fino alla completa realizzazione di queste azioni e abrogandone la retroattività.
Occorre introdurre norme capaci di sviluppare qualità e certificazione delle bioenergie, con particolare riferimento all’efficienza nell’utilizzo del suolo e nella riduzione delle emissioni climalteranti, di favorire l’utilizzo di biomasse di integrazione, di distinguere chiaramente fra sottoprodotti e rifiuti, di semplificare gli iter autorizzativi per le utilizzazioni boschive.
Lo sviluppo della mobilità elettrica deve essere sinergico con quella alimentata con biocarburanti e biometano, con provvedimenti per favorire lo sviluppo di tecnologie sostenibili per la produzione di biocarburanti di seconda e terza generazione (che in particolare esclude l’utilizzo di materia prima da aree deforestate) e l’utilizzo di biometano da destinare alla mobilità, senza dovere modificare le caratteristiche degli autoveicoli.
Vengono infine indicate modalità per rimuovere alcune barriere allo sviluppo di interventi diffusi: adeguare l’attuale livello informativo e formativo degli operatori (politici, amministrativi, imprenditoriali) e dei cittadini, spesso chiamati a svolgere il duplice ruolo di operatore e utente; finanziare il piano quadro “Foresta- Legno”, già approvato; avviare la trasformazione degli aggregati urbani in smart cities.
Poiché nell’efficientamento energetico e nelle fonti rinnovabili è cresciuto un sistema produttivo diversificato, con notevoli punte di eccellenza, a suo sostegno proponiamo un crash program di R&S, finanziato con modestissimi prelievi sulle bollette (elettrica e del gas ) e sulle accise dei carburanti, e l’istituzione di un fondo di rotazione ad hoc, per trasferire le conoscenze così acquisite in innovazioni nelle industrie e nei servizi attivi nei comparti dell’efficienza energetica e rinnovabili”.