Ultime news

Mediante l’illuminazione artificiale è possibile caratterizzare lo spazio con effetti particolarmente suggestivi, che possono anche dare sensazioni di modifica dell’ambiente architettonico.
La luce non è materiale specialistico dell’architettura ma è l’architettura stessa: non solo illumina il messaggio ma è il messaggio, poiché ci consente di comprendere lo spazio, e comprendere vuol dire, come affermò Goethe, essere capaci di fare.

Luce nebulizzata
Si tratta di una luce indiretta, o d’ambiente, che va ad illuminare uniformemente soffitti, pareti e pavimenti con superfici ad alta riflettanza, ha, per esempio, la capacità di ingrandire uno spazio facendone apparire aumentate le dimensioni. Questo effetto lo si può ottenere utilizzando fonti di luce diffuse, puntiformi o lineari, incandescenti e fluorescenti. Le ombre ottenute in un ambiente illuminato con queste modalità, sono lievi, i colori sono meno vibranti, gli oggetti diventano meno preminenti rispetto allo sfondo, la forma architettonica e lo spazio risultano più visibili. Sulla base di questo tipo di illuminazione è opportuno usare luci dirette, opportunamente schermate che focalizzino l’attenzione su oggetti e piani di lavoro.

Luce d’accento
Per rimpicciolire e rendere più intimo uno spazio si può usare, invece, una luce diretta, protetta e “nascosta” nel soffitto oppure montata sulle pareti. Questa può essere prodotta da fonti puntiformi concentrate, normalmente ad incandescenza. I contrasti così ottenuti appaiono forti ed i colori sono vibranti. L’atmosfera creata è particolarmente stimolante, drammatica, intima ma non è adatta a supportare compiti visivi per lungo tempo. La posizione delle luci e l’angolo di incidenza della radiazione luminosa usata in questo modo intaccano infatti la visibilità.

Luce radente
Per creare un effetto di luce radente, che attiri l’attenzione su superfici speciali, ne enfatizzi le textures ed i colori riducendo le riflessioni su superfici speculari come vetri o marmi si possono utilizzare luci direzionali ben schermate, nascoste o montate su superfici o pareti. L’angolo di incidenza della luce contro la superficie deve essere, in questo caso, acuto. Le fonti di luce più adatte a questo scopo sono quelle puntiformi ad alta o bassa intensità, coordinabili con fonti lineari incandescenti o fluorescenti.

Luce wall-washer
Un effetto definito “washing” crea ombre sfumate, estende gli spazi, permette di attirare l’attenzione su superfici illuminate creando luci riflesse e morbide sui lineamenti delle persone. Le superfici rese così brillanti rendono lo spazio vivace. Le luci da usare in questo caso sono di tipo direzionale, ben schermate, incassate o montate su pareti, superfici o pavimenti. Le fonti luminose più adatte sono di tipo puntiforme o lineare, incandescenti o fluorescenti. Per evitare abbagliamenti è opportuno usare questo tipo di modalità solo su superfici opache.

Luce “uplight”
Un effetto provocato da un fascio luminoso a forma di cono diretto verso l’alto. In questo caso la luce può essere calibrata ed orientata a seconda delle superfici che si vogliono esaltare. Questa modalità consente di far emergere gli oggetti da una superficie o dall’ambiente generale. Naturalmente andranno evitati e controllati i fenomeni legati all’abbagliamento.

Controluce
Una modalità di illuminazione che si può definire “doppia sorgente di luce” la si ottiene quando la radiazione luminosa proviene da una sorgente diretta e quando l’oggetto illuminato è posto sotto l’effetto di grandi superfici riflettenti. Si genera così una sorgente secondaria di illuminazione. Questa componente riflessa tende a rischiarare le parti in ombra dell’oggetto e ne accentua le caratteristiche di modellato.

Luce scultorea
Quando la luce, nell’illuminare un oggetto, non segue una precisa legge di propagazione, ma determina lumeggiature e ombre collocate strategicamente per evidenziare forme e dettagli, si crea un effetto di “luce scultorea” che non corrisponde a una reale forma di illuminazione. Per realizzare realmente un effetto di questo tipo sarebbe necessario immaginare uno spazio privo d’aria, in cui si determinasse una moltiplicazione delle sorgenti di illuminazione senza dar luogo ad una luce uniformemente distribuita.

Luce di taglio
La luce di taglio è prodotta da fasci luminosi provenienti anche da più fonti posizionate a circa metà altezza del soggetto da illuminare e tangenti alla superficie principale del soggetto. In tal modo se ne esaltano i profili ed i contorni si caricano di luce.

Luce texturizzata
Una “luminosità testurizzata” si ottiene attraverso particolari particelle di luce; piccole aree in cui si concentra e si addensa la materia luminosa.

Arch. Silvio De Ponte
Docente di Disegno industriale
Facoltà di Architettura Università La Sapienza, Roma.