Il Milleproroghe differisce al 1 gennaio 2010 la scadenza entro la quale i comuni avrebbero dovuto vincolare il rilascio del permesso di costruire all’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Una decisione in netta controtendenza rispetto agli standard europei. Ciò nonostante il Senato ha approvato la proroga di termini per la scadenza entro la quale i comuni avrebbero dovuto vincolare il rilascio del permesso di costruire all’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Ora il provvedimento passa alla Camera per l’approvazione definitiva.
In un parere recentemente pubblicato, la Commissione Ambiente della Camera invita il Governo a “prevedere, in un successivo provvedimento d’urgenza, una norma sanzionatoria per i Comuni che non adegueranno i propri regolamenti, eventualmente prevedendo la possibilità di ricorrere ai poteri sostitutivi ovvero alla nomina di commissari ad acta. Ciò ai fini del raggiungimento degli obiettivi comunitari relativi al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici.”
L’attuale termine del primo gennaio 2010 è stato introdotto da un articolo del Testo Unico Edilizia che prevede che, per edifici di nuova costruzione, il permesso di costruire venga rilasciato dal comune a condizione che siano installati impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in modo da garantire una produzione di almeno 1 kW per ciascuna unità abitativa e di almeno 5 kW per i fabbricati industriali di superficie superiore ai 100 metri quadri. Il provvedimento segue le direttive europee in materia di incentivo alle fonti rinnovabili.
In un primo momento il provvedimento, in discussione dal 2001, era solo a favore dei pannelli fotovoltaici, e richiedeva una produzione minima di 200 W per unità abitativa. La finanziaria 2008 ha aumentato la produzione energetica a 1 kW ed esteso il provvedimento ai fabbricati industriali, inoltre non fa più riferimento ai soli pannelli fotovoltaici.
Il provvedimento fa parte di una serie di interventi volti a raggiungere gli obiettivi fissati dalla commissione europea nel famoso pacchetto 20-20-20, cioè ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili. Se la Camera dovesse approvare l’emendamento, l’attuazione del 20-20-20 potrebbe subire una battuta d’arresto. Potrebbe inoltre essere aperta una ulteriore procedura di infrazione, a carico dell’Italia, come quella prevista per la cancellazione dell’obbligo di allegare l’attestato di certificazione energetica all’atto di compravendita di interi immobili o di singole unità immobiliari, e dell’obbligo, nel caso delle locazioni, di consegnare o mettere a disposizione del conduttore l’attestato di certificazione energetica.
ing. Luca Vitti
Direttore Tecnico di Consted.com