Le attivita’ di decomissioning delle vecchie centrali nucleari italiane produrranno complessivamente, nei prossimi 15-20 anni, 12.000 nuovi occupati nell’indotto diretto, 7 nuovi posti di lavoro dell’indotto per ogni milione di euro investito nello smantellamento degli impianti. E’ quanto stima Sogin, la societa’ di Stato responsabile della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani, che oggi ha presentato a Roma il rapporto di Nomisma Energia sull’impatto economico-occupazionale della bonifica dei siti nucleari in Italia e nel mondo.
“Gli investimenti programmati da Sogin per le attivita’ di decomissioning degli 8 siti nucleari italiani si traduranno in circa 1.000 occupati l’anno, con un picco nel 2016 e nel 2017 con oltre 1.500 occupati l’anno per un totale, al termine delle attivita’ di circa 12mila occupati” ha detto l’ad di Sogin, Giuseppe Nucci, presentando il Rapporto con il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli.
Sogin, inoltre, stima risorse complessive per 6,5 miliardi di euro per completare la bonifica ambientale delle 4 centrali nucleari italiane, dei 4 impianti del ciclo del combustibile e per realizzare il Parco Tecnologico, comprensivo del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. Di questi, 1,7 miliardi di euro per le sole attivita’ di smantellamento. La copertura dei costi per lo smantellamento dei siti nucleari pesa appena 2 euro l’anno sulla bolletta elettrica di ogni utente, un peso, ha sottolineato Tabarelli, quasi quattro volte inferiore riguardo otto anni fa.
Tabarelli ha evidenziato che la copertura dei costi per la bonifica dei siti nucleari avviene attraverso la componente A2 della tariffa elettrica, oggi pari a 0,1 cent/kWh, su un costo medio di 18,9 eurocent/kWh (0,5% del totale). “Il decomissioning nucleare -ha detto Nucci- sta diventando un mercato importante che puo’ aiutare il sistema Paese a fronteggiare la crisi. Come Sogin siamo cresciuti l’1% al mese in 2 anni e mezzo, con l’avvento del nuovo Cda, e sono cresciute le aziende che lavorano con noi. Basti pensare che in poco piu’ di un anno abbiamo qualificato 350 imprese”.
E le attivita’ di smantellamento di impianti nucleari possono rappresentare un fattore di crescita e competitivita’ per il nostro Paese anche sul piano internazionale. “Nel mondo ci sono 400 reattori in decommissioning entro il 2050 e si stimano 165 miliardi di euro per le sole attivita’ di smantellamento e 606 miliardi di euro per completare la bonifica” ha rilevato Tabarelli.
Nucci, ha inoltre illustrato i risultati di Sogin. Nel biennio 2011-2012 il volume delle attivita’ relative al solo smantellamento fisico, ha detto, e’ cresciuto del 23%. In questi due anni si sono ottenuti 70 milioni di euro di risparmi a parita’ di perimetro, grazie all’efficientamento dei processi e alla nuova policy di committenza, mantenendosi ai massimi livelli di sicurezza e di compatibilita’ ambientale. “Si e’ passati -ha aggiunto l’ad di Sogin- dal 34% di gare pubbliche svolte nel 2010 all’85% nel 2012 e sono state qualificate 350 imprese italiane”. Nei prossimi 12 anni, con l’avvio della costruzione del Parco Tecnologico e Deposito Nazionale, gli investimenti medi annui saranno pari a 250 milioni di euro.
“In un momento di grave crisi in cui la priorita’ e’ fare ripartire l’economia -ha affermato Tabarelli- disporre di risorse per 6,5 miliardi di euro nella bonifica dei siti nucleari e nella realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e’ un’opportunita’ enorme per la politica industriale dell’Italia. Sono risorse allineate agli standard internazionali”. “Peraltro -ha aggiunto Tabarelli – il contributo medio annuo di ogni famiglia per queste attivita’ e’ da considerarsi contenuto in relazione all’elevato valore dell’obiettivo da raggiungere che e’ bonificare i siti nucleari e garantire agli italiani il diritto a veder messi definitivamente in sicurezza tutti i rifiuti radioattivi”.
“Lo studio di Nomisma Energia -ha concluso Nucci- riconosce il valore del nostro know-how. L’Italia ha la grande opportunita’ di essere un protagonista del mercato estero del decommissioning, in rapida espansione, generando occupazione qualificata e valore economico. Sogin sta facendo la sua parte ed e’ impegnata nel creare una filiera industriale nazionale che sappia raccogliere questa sfida, che e’ ambientale, tecnologica e di sviluppo”.
“Anche il gruppo dei ‘saggi'” convocato dal presidente Giorgio Napolitano ha rilevato “l’impulso nell’ultimo anno alle attivita’ di decomissioning delle centrali nucleari italiane” nella relazione programmatica su cui le varie forze politiche dovranno confrontarsi.
Nella relazione, ha ricordato ancora Nucci, i saggi hanno pero’ fatto anche un richiamo rispetto la necessita’ di una governance dei rifiuti nucleari. “Quindi ci vuole una maggiore attenzione” ha detto Nucci.
Solo dalla medicina nucleare in Italia si producono 500 metri cubi l’anno di rifiuti radioattivi. “Questi rifiuti -ha sottolineato Nucci- vanno stoccati in un Deposito Nazionale per la sicurezza dei cittadini. Invece oggi dove va questa roba?”.
“Oggi qualcosa si conserva presso i depositi degli ospedali ma una parte non si sa dove finisce, a volte c’e’ il rischio che finiscano anche in fiumi o torrenti. Mettere in sicurezza questi rifiuti, che saranno sempre prodotti perche’ frutto di diagnostica e terapie per malattie gravi come i tumori, e’ un fattore di democrazia” ha detto Nucci. “Dobbiamo definire -ha proseguito- un ‘caveau’ per custodire in sicurezza anche questi rifiuti radioattivi biomedicali, frutto di 800mila visite sanitarie l’anno”.
“Deve essere un deposito ‘trasparente’ dove tutti devono sapere cosa c’e’ e come viene stoccato” ha aggiunto l’ad di Sogin sottolineando che nel Deposito Nazionale andranno stoccati al 30% rifiuti radioattivi provenienti da ricerca scientifica, lavoro d’impresa e materiali sanitari ed al 70% rifiuti nucleari prodotti dalle attivita’ di bonifica dei siti. Inoltre nel Depostito Nazionale “potranno essere custoditi in sicurezza anche 15mila metri cubi di altro materiale radioattivo” ha concluso Nucci ricordando che nel “2020-2025 rientreranno dalla Francia anche le barre radioattive vetrificate”.