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A luglio è stata pubblicata la quarta edizione della Norma CEI 0-21Regola tecnica di riferimento per la connessione di Utenti attivi e passivi alle reti BT delle imprese distributrici di energia elettrica” che tra le atre cose recepisce quanto disposto dalla norma EN 50438 “Prescrizioni per la connessione di micro-generatori (con corrente nominale fino a 16 A ) in parallelo alle reti di distribuzione pubblica in bassa tensione”. Le novità riguardano principalmente gli utenti attivi e chiariscono alcuni degli argomenti dibattuti nei mesi scorsi:

Campo di applicazione e definizioni aggiornate
Non sarà più possibile considerare come “passivi” gli utenti con micro-generatori di potenza fino a 1 kW: sparisce per effetto del recepimento della EN 50438 la nota 2 a pagina 7 della Norma 0-21: “Per impianti con potenza di generazione inferiore a 1 kW, valgono le sole prescrizioni relative agli impianti passivi. L’applicazione a questi impianti delle sole prescrizioni relative agli utenti passivi è consentita nelle more dell’implementazione di quanto prescritto dalla norma EN 50438”. La gestione dei micro-generatori verrà regolata da un’apposita delibera dell’Authority.

La nuova definizione (3.49) di “Potenza nominale” è la seguente: “Potenza apparente massima a cui un generatore elettrico o un trasformatore possono funzionare con continuità in condizioni specificate (kVA). Per generatori tradizionali ed eolici, come potenza nominale può essere indicata la potenza attiva del gruppo di generazione a cosφ nominale (turbina, convertitore, ecc.).
Nel caso di generatori FV, la potenza attiva massima erogabile è limitata dalla potenza nominale dell’inverter, qualora questa sia minore della somma delle potenze STC (Standard Test Condition) dei moduli FV”.

Per “sistema di accumulo” (3.61 bis), in conformità a quanto previsto dalle Delibere AEEG 574/2014/R/eel e 642/2014/R/eel, la nuova Norma intende un “insieme di dispositivi, apparecchiature e logiche di gestione e controllo, funzionale ad assorbire e rilasciare energia elettrica, previsto per funzionare in maniera continuativa in parallelo con la rete di distribuzione o in grado di comportare un’alterazione dei profili di scambio con la rete stessa (immissione e/o prelievo), anche se determinata da disconnessioni/riconnessioni volontarie di parte o tutto l’impianto. Sulla base di quanto sopra detto, qualsiasi sistema di accumulo, anche se connesso sul lato dc di un impianto di produzione, è da ritenersi sempre un generatore.

Non rientrano tra i sistemi di accumulo i soli sistemi che svolgono esclusivamente la funzione di:
– assicurare la continuità dell’alimentazione,
– migliorare la qualità della tensione (buchi di tensione, flicker, armoniche, dissimmetria, variazioni rapide) quali gli UPS (NOTA: L’inserimento di un UPS in serie al carico può provocare anche una modifica del fattore di potenza del carico sotteso.);

In caso di sistema di accumulo elettrochimico, i principali componenti sono le batterie, i sistemi di conversione mono o bidirezionale dell’energia, gli organi di protezione, manovra, interruzione e sezionamento in corrente continua e alternata e i sistemi di controllo delle batterie (Battery Management System, BMS) e dei convertitori. Tali componenti possono essere dedicati unicamente al sistema di accumulo o svolgere altre funzioni all’interno dell’impianto di Utente”.

La nuova edizione della 0-21 “ritocca” anche la definizione di utenti attivi (3.69) “utenti che utilizzano qualsiasi macchinario (rotante o statico) che converta ogni forma di energia utile in energia elettrica in corrente alternata previsto per funzionare in parallelo (anche transitorio) con la rete. A questa categoria non appartengono gli utenti che installano UPS”.

In sostanza si chiarisce che i sistemi commercializzati come “UPS off grid” o “Simil-UPSnon possono essere considerati UPS. Tali componenti devono rispondere ai requisiti previsti dall’allegato B bis (normativo) “Prove sui sistemi di accumulo”, che contiene i protocolli di test direttamente applicabili ai sistemi di accumulo e le indicazioni per l’esecuzione delle prove in laboratorio o, eventualmente, in campo. Le prescrizione dell’allegato si applicano anche qualora i sistemi di accumulo condividano il convertitore di accoppiamento alla rete con un generatore statico.

Sempre a proposito di sistemi di accumulo, è stata aggiornata la figura 19.3: è stata modificata la posizione dell’eventuale contatore M3 conformemente a quanto previsto dal GSE:

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Figura 1 – a sinistra la figura 19.3 nella terza edizione della Norma CEI 0-21, a destra la figura 19.3 della quarta edizione.


6 o 11,08 kW?
Il limite dei 6 kW, caratteristico della vecchia edizione della vecchia edizione della Norma è stato sostituito dal nuovo limite: 11,08 kW: si tratta un altro “effetto” dell’integrazione della EN 50438, che ha come oggetto gli impianti di produzione fino a 16 A. Tale valore corrisponde nei sistemi trifase, ipotizzando cosfì = 1, a 11,08 kW. Ne consegue in particolare che:

. Il dispositivo di interfaccia integrato nell’inverter è sufficiente fino a 11,08 kW:

8.6.2 Sistema di protezione di interfaccia
Il sistema di protezione di interfaccia deve essere realizzato tramite:
– un dispositivo dedicato (relè di protezione) per impianti di produzione con potenza complessiva superiore a 11,08 kW;
– un dispositivo integrato nell’apparato di conversione statica oppure un dispositivo dedicato (relè di protezione) per impianti di produzione con potenza fino a 11,08 kW.

 

. Gli impianti devono soddisfare i requisiti LVFRT (Low Voltage Fault Ride Through) solo se P > 11,08 kW.

8.5.1 Insensibilità agli abbassamenti di tensione
Per evitare che si verifichi l’indebita separazione dalla rete in occasione di buchi di tensione, un impianto di produzione con potenza complessiva superiore a 11,08 kW deve essere in grado di soddisfare opportuni requisiti funzionali, che in letteratura internazionale sono indicati con l’acronimo LVFRT (Low Voltage Fault Ride Through).

 

. L’impiego di più SPI, al limite uno per ciascun DDI presente, è ammesso per impianti con potenza complessiva fino a 11,08 kW compresi.

. Per impianti di potenza complessiva superiore a 11,08 kW è ammesso che siano presenti fino a tre dispositivi di interfaccia distinti, ciascuno con la propria PI, sprovvisti di funzionamento in OR. Se i dispositivi presenti sono superiori a tre, si deve prevedere il loro funzionamento in OR (l’anomalia rilevata da ciascun SPI provoca lo sgancio di tutti i DDI).

Nuovi intervalli di frequenza

Tutti gli impianti di produzione devono essere in grado di rimanere connessi alla rete negli intervalli di frequenza e per i tempi indicati nella Tab. 7bis seguente. Nella vecchia edizione della norma gli impianti dovevano rimanere nel campo di frequenza tra 47,5 e 51,5 Hz per un tempo indefinito.

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Tabella 7bis – Minimi periodi di funzionamento nei diversi campi di frequenza.

Verifiche periodiche

Viene differita da 3 a 5 anni la periodicità della verifica della funzionalità delle protezioni mediante cassetta prova relè, per effetto delle modifiche apportate all’Allegato G (normativo) “Regolamento di esercizio in parallelo con rete BT “DISTRIBUTORE” di impianti di produzione (AUTOCERTIFICAZIONE)”:

L’Utente attivo si impegna a mantenere efficiente il sistema di protezione generale e d’interfaccia ed a verificarne la funzionalità e la rispondenza a quanto richiesto dal Distributore relativamente alle regolazioni delle soglie d’intervento con un controllo preliminare alla connessione e, successivamente, con un controllo ogni 5 anni verificando mediante cassetta prova relè tutte le funzionalità delle protezioni, incluso il tempo di apertura degli interruttori. I risultati del test con cassetta di prova dovranno essere inviati dall’Utente al Gestore in modalità elettronica come definito dal Gestore stesso.

Scarica la Norma CEI 0-21 in formato .pdf (link da ceinorme.it)