È stato varato nei giorni scorsi, dai ministri dello Sviluppo economico Corrado Passera, dell’Ambiente Corrado Clini e delle Politiche agricole Mario Catania, uno schema di decreto ministeriale che aggiorna la bozza circolata i primi di novembre e che attraverso un nuovo sistema di incentivazione dovrebbe dare impulso alla produzione di energia rinnovabile termica migliorando l’efficienza energetica del paese in un settore che ha subito la concorrenza del “fratello” fotovoltaico.
Il decreto si propone infatti il duplice obiettivo di dare impulso alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili e di accelerare i progetti di riqualificazione energetica degli edifici pubblici. Il cittadino e l’impresa potranno dunque più facilmente sostenere l’investimento grazie a un incentivo che coprirà mediamente il 40% dell’investimento e che verrà erogato in due anni, che diventano cinque per gli interventi più onerosi.
Gli incentivi per le rinnovabili termiche
Per quanto riguarda le energie rinnovabili termiche, gli impianti con potenza fino a 500 kW con determinati requisiti prestazionali verranno incentivati. Fino a 35 kW si parla di 2 anni di agevolazione, e di 5 anni superata questa taglia. Il calcolo sarà basato sulla quantità di energia elettrica che si stima produrrà ciascun impianto.
Ad esempio, nel caso di caldaie, pompe di calore e stufe, l’importo concesso verrà calcolato attraverso una formula che considera un incentivo a kWh prodotto differente per taglia e tecnologia, secondo la potenza dell’apparecchio, la zona geografica nella quale sarà installata e le emissioni. Invece, nel caso del solare termico l’incentivo si calcola sulla base del metro quadro installato:
1. Sotto i 50 mq: 170 euro/mq
2. Sopra i 5o mq: 55 euro/mq
Se l’impianto fa anche raffrescamento, gli incentivi salgono a 255 euro/mq per i sotto 50 mq di superficie e 83 euro/mq sopra i 50 mq. Nell’esempio calcolato dal sito sos tariffe un impianto solare termico da 4 mq, che costa in media 3.600 euro, riceverà in due anni 1.360 euro di incentivo. Una pompa di calore elettrica da 24 kW, che costa 6.500 euro circa, in una zona climatica D (Roma per esempio), avrà diritto a 2.700 euro circa in due anni di agevolazione; se invece si parla di una stufa a pellet da 22 Kw (costo indicativo 4 mila euro), l’incentivo consisterebbe in quasi 1.400 euro (sempre in zona D).
Queste cifre indubbiamente sono minori all’attuale 55%, ma hanno il vantaggio di essere erogate in due anni anziché in 10 come nel caso delle attuali detrazioni. Secondo quanto si legge sul portale Qualenergia, le caldaie e le stufe a biomassa, verranno incentivate unicamente quando sostituiranno impianti a carbono, a gasolio o a biomassa, e non a GPL.
Inoltre, le agevolazioni non sono valide per gli impianti installati in edifici nuovi o ristrutturati che hanno l’obbligo di farlo; unicamente la quota eccedente all’adempimento dell’obbligo sarebbe utilizzata per il calcolo degli incentivi.