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L’emendamento alla Finanziaria per il 2010, contenente tagli all’incentivazione delle fonti rinnovabili, diffuso ieri (26 novembre) dal nostro portale, è stato ritirato dal Governo. Sarebbe stato un duro colpo per il settore.

Le associazioni di categoria (Anev, Aper, Assosolare, Federpern, Fiper, Greenpeace Italia, Ises Italia, Itabia, Kyoto Club e Legambiente) nei giorni scorsi, in un documento congiunto, avevano manifestato la loro preoccupazione verso un provvedimento che avrebbe ostacolato lo sviluppo delle rinnovabili e ne chiedevano la cancellazione. L’emendamento in questione, che sarebbe stato presentato alla Camera nei prossimi giorni, è stato ritirato. Se la proposta di modifica al testo della Legge Finanziaria 2010 fosse stata accolta, il settore delle rinnovabili avrebbe subito un duro colpo, in quanto l’Italia avrebbe dovuto sostenere elevate penalita’ finanziarie per il mancato raggiungimento degli obiettivi vincolanti al 2020 (17% dei consumi finali di energia coperti da fonti rinnovabili) definiti in sede europea nel pacchetto Energia-Clima.
“Le conseguenze negative di un simile provvedimento” – ha sottolineato il presidente di ISES ITALIA, G.B. Zorzoli, nel rallegrarsi per la decisione di ritirare l’emendamento – “sarebbero state non solo di tipo energetico (maggiore dipendenza dall’import di idrocarbui) e ambientale, ma anche di natura economica (mancato sviluppo di un settore produttivo ad alto tasso di innovazione, quindi con ricadute oppositive in termini di occupazione qualificata) e finanziaria, viste le penalita’ da pagare per non avere ottemperato agli impegni gia’ assunti. L’auspicio quindi – ha concluso Zorzoli – e’ che il Governo mantenga un atteggiamento coerente, in materia di strategia delle politiche energetiche nazionali, con quanto piu’ volte dichiarato da mesi nelle varie sedi istituzionali, sostenendo con continuita’ e concretezza lo sviluppo dell’efficienza energetica e la promozione delle fonti rinnovabili, che rimangono gli strumenti fondamentali per il riequilibrio del mix energetico nazionale e la transizione a un’economia a bassa intensita’ di carbonio”.